Pescara. “Il magistrato ha chiesto l’archiviazione del prefetto Provolo, ma noi abbiamo presentato delle perizie sul fatto che ci era stato dato il nome di mio figlio Stefano tra le persone vive e allora, se non è in grado di quantificare, il magistrato avrebbe dovuto chiedere ad un perito di fare visitare la famiglia Feniello”. Così Alessio Feniello, padre del giovane Stefano, una delle 29 vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, in Tribunale a Pescara, a margine della prima udienza per la discussione delle opposizioni alle 22 richieste di archiviazione. Feniello, tramite il suo legale, è stato uno dei sei opponenti rispetto alle richieste di archiviazione e oggi in Aula, ha preso la parola davanti al gup Nicola Colantonio.
Il suo riferimento è al fatto che nelle ore immediatamente successive alla tragedia, mentre i soccorritori erano al lavoro nei pressi del resort e all’ospedale di Pescara arrivavano notizie circa vittime e sopravvissuti, a Feniello, nel corso di un incontro con il prefetto Provolo, era stata erroneamente data la notizia che il figlio si era salvato. Notizia smentita poco dopo, quando, purtroppo, è stato invece accertato che era deceduto.


