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Torna lo spettro dell’usura, Confartigianato: in provincia di Chieti 830 imprese a rischio nel 2024

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
11 Dicembre 2024
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Chieti. Sono 830, nella provincia di Chieti, le imprese che si trovano a rischio usura. Dopo anni con dati in calo, nel 2024 il Chietino è al secondo posto in Italia per crescita del fenomeno. Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e che, di conseguenza, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Una “schedatura” che, di fatto, preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito. A lanciare l’allarme è il Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, che ha elaborato i dati contenuti in un’indagine della Cgia di Mestre.

In particolare, nel Chietino le imprese affidate con sofferenze sono 830, con una variazione di 101 unità rispetto al 2023, pari al +13,9%, dato che colloca il territorio al secondo posto subito dopo Benevento (+17,3%). Nell’Aquilano le imprese a rischio sono 589, cioè 7 in meno del 2023 (-1,2%). In Abruzzo, lo spettro dell’usura minaccia 3.229 imprese, con un aumento di 150 unità rispetto all’anno precedente, pari al +4,9%, dato che colloca la regione al quarto posto della classifica, dopo Campania (+7,8%), Liguria (+6,6%) e Lazio (+6,3%).

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Se il Mezzogiorno è l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi di queste attività illegali vengono sempre più reinvestiti al Nord. Negli ultimi tempi, infatti, le indagini effettuate dalla Direzione Investigativa Antimafia dimostrano come il denaro contante proveniente dalle attività criminali primarie, come l’usura, venga reimpiegato con sempre maggiore frequenza in determinate aree dell’Italia, soprattutto settentrionale. Chi finisce nella black list della Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di aiuti economici dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio, di scivolare tra le braccia degli usurai. Altro problema è il credit crunch: ad eccezione degli anni caratterizzati dalla crisi pandemica, sono crollati i prestiti bancari alle imprese italiane.

Confartigianato Chieti L’Aquila ribadisce la necessità di “rafforzare il Fondo di prevenzione dell’usura, l’unico strumento istituzionale capace di fornire sostegno agli imprenditori vulnerabili”. L’associazione sollecita, inoltre, “misure strutturali per favorire l’accesso al credito e promuovere politiche che tutelino le imprese dall’insolvenza, causata, in molti casi, da mancati pagamenti da parte dei committenti”.

“Alla luce dell’imminente decisione della Bce sui tassi di interesse, prevista per il 12 dicembre – afferma il direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli – auspichiamo un taglio del costo del denaro. La riduzione rappresenterebbe un’opportunità per alleviare il peso del caro-tassi, che negli ultimi due anni ha gravato sulle imprese italiane per 44,3 miliardi di euro. Un intervento deciso consentirebbe di incentivare gli investimenti, migliorare l’accesso al credito e sostenere concretamente il tessuto produttivo”.

“È fondamentale non lasciare soli gli imprenditori in questa fase critica – afferma il presidente di Confartigianato Chieti L’Aquila, Camillo Saraullo – Occorrono risorse adeguate per prevenire il fenomeno dell’usura e strumenti che garantiscano liquidità alle imprese, preservando il tessuto economico e sociale delle nostre comunità. Invitiamo le imprese a rivolgersi ad intermediari vigilati come Confidi Systema!, il nostro consorzio fidi, che offre supporto completo nell’accesso al credito e strumenti concreti per evitare situazioni di insolvenza, a partire dalla gestione dei fondi antiusura ai sensi della l. 108/96. Un aiuto tempestivo e qualificato – conclude – può fare la differenza per superare le criticità”.

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