Roseto degli Abruzzi. Diciotto anni senza Gestione e un PAN in vigore portano al ritorno del pericolo cemento in riserva Borsacchio. E’ ora di partire per il bene del territorio, dei residenti e del futuro naturale e turistico della Città di Roseto degli Abruzzi. Spianata un’area costiera.
La storia della Riserva Borsacchio ormai è un romanzo lungo 18 anni. Nata per salvare uno dei tratti costieri e collinari di pregio dalla cementificazione per opera di grandi imprenditori edili da fuori città . Nata nel 2005 entro 90 giorni doveva partire un comitato di gestione ed un PAN. Ad oggi, seppur qualche progresso è stato fatto, non esistono nessuno dei due.
In assenza di questi due strumenti le norme prevedono un blocco su molti aspetti in attese di regole (un PAN) ed un arbitro che valuti interventi singoli in base alle regole (comitato gestione). Questo crea fake news di speculatori edili travestiti che diffondono notizie su blocchi totali dovuti alla riserva. Esistono blocchi ma non per la riserva, il blocco parziale esiste perchè la politica non attiva la riserva ovvero PAN e Gestione. In tutte le riserve si ristruttura, si fa imprenditoria sostenibile, agricoltura anzi sono obbiettivi da aiutare e sovvenzionare. Ma la Riserva Borsacchio è bloccata, così come le risorse per svilupparla da destinare a chi la vive.
In questi anni solo come volontari cerchiamo di salvare il salvabile per non far estinguere specie di pregio e per non far dimenticare la storia incredibile di questi luoghi.
In questo immobilismo e assenza di gestione sono tornati gli appetiti cementificatori di gruppi imprenditoriali fuori Roseto e perfino fuori Regione.
Dal 5 Marzo 2023 al 26 Marzo 2023 , uno dei tratti classificati come Duna Grigia, con codice protezione Natura 2000, della Riserva è stato totalmente sbancato con scavatori che hanno lavorato fra duna e terra spostando sabbia e danneggiando presumibilmente la vegetazione Dunale spingendo rifiuti dal campo in spiaggia. Nelle relazioni del PAN era addirittura fotografata e classificata come area di pregio dallo studio condotto dai ricercatori .
Ora una delle aree più fotografate della Riserva appare un deserto . Il problema nasce da 18 anni senza gestione, pianificazione e controllo. I lavori sono stati svolti da una ditta , che ha preso in affitto i terreni, che si occupa di stabilimenti balneari, ristorazione e turismo. Quei terreni sono di sabbia e sale investiti dal mare dalle mareggiate invernali fino a metà strada con la ciclabile. Per questo non sono coltivati e nei decenni sono diventate dune e habitat. Ora abbiamo inviato una informativa alle autorità per capire se erano autorizzati e comprendere il fine visto che presumibilmente non si tratta di agricoltura.
L’area era dimora di decine di specie di flora e fauna dunale protetta. E’ stata perfino spostata la sabbia per livellare l’area retro dunale che era l’unico argine alle mareggiate. Ora in quel tratto il prossimo inverno il mare rischierà di arrivare alla ciclabile.
Il problema nasce dal paradosso realtà\cartografia. Nonostante 15 anni di esposti la linea di costa non è mai stata aggiornata e tecnicamente, vista vetustà delle mappe e l’erosione, per la burocrazia nei primi 70 metri di mare ci sono terreni e vigneti . I primi terreni agricoli sottomarini della storia in sostanza. Il TAR in una recente sentenza conferma, in una causa privata, che di fatto da mare a ciclabile ormai è demanio ed ha sollevato un privato da lavori su quell’area perchè le aree demaniali sono di spettanza pubblica.
Nascono falsi comitati di residenti che dal Lazio chiedono il taglio della riserva per costruire grandi strutture da colline a mare lanciando fake news che rovinano l’immagine turistica della città lanciando e procurando allarmi su una spiaggia invasa da siringhe infette di AIDS solo per cercare di tagliare ancora la riserva e costruire su mare e colline.
Alla città, ai residenti, al territorio serve far partire questa Riserva. Questo stallo è un danno per tutti. Queste problematiche ad Atri, Pineto, Silvi si sono presto superate grazie al lavoro , pianificazione, investimenti che hanno portato a creare un capitale naturale baluardo di sostenibilità e che fa numeri invidiabili in tema di turismo ed agricoltura.
Il nostro è un appello positivo. Salvate la riserva il tempo è finito
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Roseto degli Abruzzi. Diciotto anni senza Gestione e un PAN in vigore portano al ritorno del pericolo cemento in riserva Borsacchio. E’ ora di partire per il bene del territorio, dei residenti e del futuro naturale e turistico della Città di Roseto degli Abruzzi. Spianata un’area costiera.
La storia della Riserva Borsacchio ormai è un romanzo lungo 18 anni. Nata per salvare uno dei tratti costieri e collinari di pregio dalla cementificazione per opera di grandi imprenditori edili da fuori città . Nata nel 2005 entro 90 giorni doveva partire un comitato di gestione ed un PAN. Ad oggi, seppur qualche progresso è stato fatto, non esistono nessuno dei due.
In assenza di questi due strumenti le norme prevedono un blocco su molti aspetti in attese di regole (un PAN) ed un arbitro che valuti interventi singoli in base alle regole (comitato gestione). Questo crea fake news di speculatori edili travestiti che diffondono notizie su blocchi totali dovuti alla riserva. Esistono blocchi ma non per la riserva, il blocco parziale esiste perchè la politica non attiva la riserva ovvero PAN e Gestione. In tutte le riserve si ristruttura, si fa imprenditoria sostenibile, agricoltura anzi sono obbiettivi da aiutare e sovvenzionare. Ma la Riserva Borsacchio è bloccata, così come le risorse per svilupparla da destinare a chi la vive.
In questi anni solo come volontari cerchiamo di salvare il salvabile per non far estinguere specie di pregio e per non far dimenticare la storia incredibile di questi luoghi.
In questo immobilismo e assenza di gestione sono tornati gli appetiti cementificatori di gruppi imprenditoriali fuori Roseto e perfino fuori Regione.
Dal 5 Marzo 2023 al 26 Marzo 2023 , uno dei tratti classificati come Duna Grigia, con codice protezione Natura 2000, della Riserva è stato totalmente sbancato con scavatori che hanno lavorato fra duna e terra spostando sabbia e danneggiando presumibilmente la vegetazione Dunale spingendo rifiuti dal campo in spiaggia. Nelle relazioni del PAN era addirittura fotografata e classificata come area di pregio dallo studio condotto dai ricercatori .
Ora una delle aree più fotografate della Riserva appare un deserto . Il problema nasce da 18 anni senza gestione, pianificazione e controllo. I lavori sono stati svolti da una ditta , che ha preso in affitto i terreni, che si occupa di stabilimenti balneari, ristorazione e turismo. Quei terreni sono di sabbia e sale investiti dal mare dalle mareggiate invernali fino a metà strada con la ciclabile. Per questo non sono coltivati e nei decenni sono diventate dune e habitat. Ora abbiamo inviato una informativa alle autorità per capire se erano autorizzati e comprendere il fine visto che presumibilmente non si tratta di agricoltura.
L’area era dimora di decine di specie di flora e fauna dunale protetta. E’ stata perfino spostata la sabbia per livellare l’area retro dunale che era l’unico argine alle mareggiate. Ora in quel tratto il prossimo inverno il mare rischierà di arrivare alla ciclabile.
Il problema nasce dal paradosso realtà\cartografia. Nonostante 15 anni di esposti la linea di costa non è mai stata aggiornata e tecnicamente, vista vetustà delle mappe e l’erosione, per la burocrazia nei primi 70 metri di mare ci sono terreni e vigneti . I primi terreni agricoli sottomarini della storia in sostanza. Il TAR in una recente sentenza conferma, in una causa privata, che di fatto da mare a ciclabile ormai è demanio ed ha sollevato un privato da lavori su quell’area perchè le aree demaniali sono di spettanza pubblica.
Nascono falsi comitati di residenti che dal Lazio chiedono il taglio della riserva per costruire grandi strutture da colline a mare lanciando fake news che rovinano l’immagine turistica della città lanciando e procurando allarmi su una spiaggia invasa da siringhe infette di AIDS solo per cercare di tagliare ancora la riserva e costruire su mare e colline.
Alla città, ai residenti, al territorio serve far partire questa Riserva. Questo stallo è un danno per tutti. Queste problematiche ad Atri, Pineto, Silvi si sono presto superate grazie al lavoro , pianificazione, investimenti che hanno portato a creare un capitale naturale baluardo di sostenibilità e che fa numeri invidiabili in tema di turismo ed agricoltura.
Il nostro è un appello positivo. Salvate la riserva il tempo è finito
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