L’Aquila. Furono imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa in meno di due ore, quella di magnitudo 3.5 che precedette di qualche ora l’evento sismico disastroso delle 3.32.
Fu “una condotta incauta trattenersi a dormire” e, quindi, c’è “un concorso di colpa” per alcune delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009, morte nel crollo dell’edificio di via Campo di Fossa all’Aquila. È una sentenza choc quella firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale civile dell’Aquila, arrivata al termine del procedimento avviato dai familiari dei ragazzi morti nel crollo: avevano citato in giudizio i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, il Comune dell’Aquila e gli eredi del costruttore, ma il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.
“Da dove è venuto questo concorso di colpa? Persino la Cassazione ha confermato la condanna per uno dei componenti della Commissione Grandi Rischi – dichiara sconcertata Maria Grazia Piccinini, avvocato e madre di Ilaria Rambaldi, studentessa 25enne tra le vittime della casa di via Campo di Fossa – Come si può dire che i ragazzi dovessero stare fuori quando tutti ricordano certe rassicurazioni? Sconcerta che questo giudice, che ha già fatto sentenze di risarcimento per il sisma, si ricordi di questa cosa solo ora”.
Nella sentenza di primo grado del tribunale dell’Aquila sulla Commissione Grandi Rischi, a firma del giudice Marco Billi, riguardo alla posizione di Ilaria si legge che “la conoscenza dell’esito della riunione della Grandi Rischi ha influenzato in modo determinante la sua decisione di rimanere all’Aquila”. “La verità”, dice ancora la mamma, “è che i ragazzi furono rassicurati”. La famiglia impugnerà la sentenza in Appello e ricorda che la vicenda della Grandi Rischi si esaurì con la Cassazione che ha condannato, per omicidio colposo e lesioni, l’ex vice capo dipartimento della Protezione civile De Bernardinis mentre sono stati assolti tutti gli altri imputati. Nella sentenza si legge che “esulava dai compiti istituzionali” della Grandi rischi “la gestione della comunicazione esterna, affidata in esclusiva all’organo titolare dei compiti di prevenzione”, la Protezione civile. Il Tribunale ha condannato i Ministeri per il 15% di responsabilità ciascuno, le eredi del costruttore per il 40% e ha respinto le domande nei confronti del Comune.
“Ho letto la sentenza, non riesco a trovare una motivazione logica”, afferma l’avvocato Wania Della Vigna, che ha seguito le vicende dei parenti delle vittime per la Casa dello Studente o altri
fabbricati di via Campo di Fossa. “Il giudice si contraddice, anche perché condanna enti e parti, ovvero gli imputa l’obbligo di proteggere l’incolumità delle persone”. Di sentenze di risarcimento civile per il sisma 2009, ricorda Della Vigna, ce ne sono state parecchie, ma “in nessuna è mai stato evocato il concorso di colpa”.
“Concorso di colpa. Condotta incauta. Chi affronta un terremoto non può mai essere colpevole di morire. Mi auguro che la sentenza cambi in appello”, scrive su Twitter il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani.
“Una sentenza vergognosa” la definisce il segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, “pare che chi l’ha emessa non ricordi i messaggi ingiustificatamente rassicuranti ripetuti dalle autorità, la Protezione civile di Bertolaso e quella regionale, nonché la mancanza di indicazioni sul comportamento preventivo, nonostante settimane di sciame sismico”. Per la senatrice del M5S Gabriella Di Girolamo la sentenza è una “vergogna. Una decisione sconcertante che non solo non rispetta la memoria di chi ha perso la vita, ma crea un pericoloso precedente”.
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