Amatrice. Un lamento quasi umano, tra le grida di disperazione dei feriti e le urla dei soccorritori. È la richiesta di aiuto di una cagnolina, anche lei rimasta intrappolata tra le macerie. È schiacciata tra la cuccia e un muro di blocchetti. Il suo padrone è ferito, sanguinante, in strada. Non vuole andare all’ospedale perché aspetta la sua fedele compagna. Ma nessuno ha tempo per lei. Ci sono i morti, i feriti, i bambini da salvare. È un dramma. Ma la cagnetta non si arrende, ci crede, continua il suo lamento, lento, costante. Non può non colpirti al cuore. E il suo padrone, Nazareno Di Felice, la aspetta. Anche lui ci crede. C’è un angelo che sente quel lamento di speranza, si chiama Maurizio Mancini, ha perso quattro famigliari, ma ha la forza di entrare nel capanno, sotto una trave, infilandosi tra le macerie per raggiungere quel lamento. Sfonda insieme a Sebastiano Ghia e a un altro volontario le pareti della cuccia. Ecco che spunta un musetto ingrigito dalla polvere. È quello di Eva. La cagnolina esce, lo lecca, corre dal suo padrone che ancora sanguina dalla spalla. Lui la prende, piange, la porta con sé, si allontana tra le macerie, ferito ma felice. Una piccola goccia di gioia nell’oceano di dolore. @pietroguida