L’Abruzzo del vino è in fermento. Dopo la stasi degli ultimi due anni, c’è una gran voglia di riorganizzarsi e di fare. Ce ne siamo accorti non solo dalla crescita del fenomeno dell’enoturismo, già spinto da anni con sincerità d’intenti da associazioni quali il Movimento Turismo del Vino Abruzzo e dai numerosi privati che oramai offrono un ricco calendario di eventi ed accoglienza nelle proprie cantine ai turisti.
Sabato 2 luglio, nell’ambito della manifestazione sulmonese AB Wine Abruzzo Wine Experience, abbiamo assistito nel palazzo della SS Annunziata al workshop con degustazione “I Montepulciano Terra di Casauria e Terre dei Vestini” a cura dell’AIS Abruzzo, delegazione di Sulmona.
Erano presenti in qualità di moderatore Massimo Maiorano, Consigliere Regionale Ais, insieme a Concezio Marulli, enologo della cantina Zaccagnini e Presidente dell’Associazione Produttori Montepulciano “Terre di Casauria” e Enrico Marramiero, titolare della cantina Marramiero e Presidente dell’Associazione Produttori Montepulciano “Terre dei Vestini”.
E’ stata l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte per due progetti molto importanti per l’enologia abruzzese: la costituenda DOCG Terre di Casauria e l’imminente DOCG Terre dei Vestini, sostenute dalle rispettive associazioni di produttori.
Come premessa, ricordiamo che il Montepulciano d’Abruzzo è la doc più grande d’Europa, ma il 65% del vino viene imbottigliato fuori Abruzzo. Nel 2010 fu creata la Doc Abruzzo che doveva servire ad evitare questo inconveniente imponendo l’imbottigliamento nei confini regionali per diverse tipologie di vino: rosso, bianco, rosato, bollicine e passito. Ma il tentativo non ha avuto molto seguito. Oggi la necessità di segmentare il territorio per una maggiore valorizzazione delle diverse qualità di Montepulciano diffuse sul territorio abruzzese è molto sentita.
La nascita di nuove DOCG esprime un rinnovato entusiasmo e voglia di mettersi in gioco da parte dei produttori, attraverso la riorganizzazione delle denominazioni e la valorizzazione di aree specifiche dell’Abruzzo enologico. Dopo la nascita della DOCG Colline Teramane nel 2003, finalmente nel 2019 arriva la DOCG Tullum, che presto sarà accompagnata da Terre di Casauria e a ruota, si spera presto, stesso destino anche per la sottozona Terre dei Vestini.
Al workshop di AB Wine i due Presidenti hanno raccontato le caratteristiche e le attività delle associazioni che rappresentano.
Associazione Casauria DOCG
Partiamo dall’Associazione Casauria DOCG, nata a Pescara nel Maggio 2019 dall’unione di oltre 100 produttori della filiera vitivinicola del territorio casauriense, che hanno scelto come presidente l’enologo Concezio Marulli. La sottozona Casauria è stata prevista nel 2006 dal disciplinare di produzione della DOC Montepulciano d’Abruzzo. Nel 2007 arriva l’omologazione del clone VCR 456 biotipo Casauria, che esprime tipicità del frutto anche dal punto di vista della dotazione polifenolica. L’iter per il riconoscimento della DOCG Casauria è stato avviato dopo 13 vendemmie dalla nascita della sottozona.
Il territorio comprende 18 comuni dell’area, 15 aziende, 31,26 ettari di superficie iscritta, di cui 26,91 rivendicati.
Il disciplinare prevede la presenza di Montepulciano al 100%, con una resa di 95 q/ha e le seguenti tipologie di vino: Terre di Casauria, invecchiamento 18 mesi, di cui almeno 9 in legno e affinamento in bottiglia 6 mesi; Terre di Casauria Riserva, invecchiamento 24 mesi di cui 9 in legno e affinamento in bottiglia per 6 mesi.
Il Presidente Concezio Marulli ci spiega: “Attualmente siamo in fase di attesa, il Ministero ci ha chiesto dei documenti integrativi e speriamo che nel giro di massimo un anno raggiungeremo finalmente l’agognato riconoscimento della DOCG. Nel frattempo, stiamo attivando una serie di iniziative, lavoriamo moltissimo sul territorio, portiamo enoturisti a conoscere le nostre realtà. Abbiamo già un programma ricco di eventi promozionali, premi dedicati, insomma stiamo creando un movimento che ci faccia notare dal pubblico degli enoturisti e dal mercato. C’è tanto entusiasmo e voglia di riprendere: il prodotto c’è, la forza anche, siamo fiduciosi”. Il prossimo appuntamento è previsto per il prossimo 17 Luglio quando le Terre di Casauria ospiteranno nell’Abbazia di San Clemente una tappa della giuria di giornalisti di esperienza internazionale invitati a Gironi Divini 2022”.
Associazione Produttori Terre dei Vestini
Nata nell’Aprile 2021, l’Associazione Produttori Terre dei Vestini ha della strada da fare ancora, ma il viaggio verso la DOCG è avviato. Anche la sottozona vestina viene riconosciuta nel 2006 con la modifica del disciplinare di produzione del Montepulciano d’Abruzzo. I produttori associati sono 20, distribuiti su 21 comuni della provincia di Pescara per 27 ettari di superficie e 1595 ettolitri di vino prodotto nel 2019.
In questo caso, il disciplinare prevede la presenza di Montepulciano al 90%, con resa di 10 t/ettaro. Due le tipologie: Montepulciano Terre dei Vestini con invecchiamento di 18 mesi di cui 9 in legno e affinamento in bottiglia 3 mesi; Montepulciano Terre dei Vestini Riserva con invecchiamento 24 mesi, di cui 9 mesi in legno e affinamento in bottiglia per 6 mesi.
Secondo la norma, il costituendo consorzio è tenuto a dimostrare la propria rappresentatività accorpando almeno il 66 per cento della produzione certificata, di competenza dei vigneti dichiarati a DO o IG negli ultimi 2 anni. Questo è il nodo centrale su cui ruota l’iter del riconoscimento della DOCG.
Il Presidente Enrico Marramiero fa il punto della situazione: “Come associazione siamo un passo indietro rispetto a Terre di Casauria. Non abbiamo ancora ottenuto il requisito della rappresentatività, ancora oggi abbiamo un rapporto tra vigneti iscritti e rivendicati in fase di vendemmia troppo basso rispetto a quello richiesto dalla legge (il rapporto è pari al 66 per cento). E’ una lotta che conduciamo da diversi anni, perché purtroppo c’è l’abitudine di iscrivere i vigneti alla sottozona più alta e non si capisce perché, visto che poi, per anni, non c’è la volontà di rivendicarla. Questo è un messaggio che spero arrivi chiaro e forte, ovvero che in questo modo si priva il territorio della possibilità di esprimere una DOCG, un patrimonio che valorizzerebbe ancor di più la nostra terra e diventerebbe una grande e bella eredità da trasferire ai nostri figli”.
“La vera sfida da vincere, però, è anche la conoscenza tra i produttori – ripete Marramiero – l’organizzazione di eventi insieme perché anche se avessimo la DOCG ma non avessimo i contenuti, tutto questo non avrebbe senso. Dobbiamo utilizzare questo tempo per dare sostanza, conoscibilità e riconoscibilità al nostro prodotto, sforzo che sarà sottolineato alla fine con il nome DOCG”.
Due i vini in degustazione: due versioni di Montepulciano molto differenti che rappresentano le potenzialità delle sue zone Casauria e Vestina. La degustazione ha concluso un incontro ricchissimo di spunti e di entusiasmi che ha coinvolto anche il pubblico non specializzato.
- Inferi 2018, Montepulciano d’Abruzzo Doc Terre dei Vestini, Marramiero. Colore rosso intenso, profondo. Temperatura di degustazione giusta, nonostante il caldo. Al naso molto complesso: esplodono profumi di frutta tipici del vitigno, di amarena, mandorla amara. Sentori di vaniglia, speziature dovute non solo all’utilizzo del legno. In bocca è morbido, tannini ben armonizzati che esprimono una maturità piena ancora di freschezza, che ha molto ancora da raccontare.
- Di Te & Di Me 2011, Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva sottozona Casauria, Guardiani Farchione. Colore intenso e vivace, nonostante gli anni. Sentori di goudron, tipico dei Montepulciano il là col tempo, che non disturbano. Piccoli frutti rossi in confettura, speziature. In bocca regala ancora una bella freschezza.