L’Aquila. Ha accompagnato Terence Hill a Campo Imperatore nei luoghi di ‘Continuavano a chiamarlo Trinità’, in un incontro promosso da L’Aquila Film Festival e dal Festival del Gran Sasso, nell’estate del 2021, cinquant’anni dopo l’uscita del sequel del film ‘Lo chiamavano Trinità’ che ha fatto la fortuna di Enzo Barboni, in arte E.B. Clucher, ma anche della coppia Spencer-Hill. Oggi, Piercesare Stagni, docente e storico cinematografico aquilano, non può che essere felice dell’annuncio dell’attore al Corriere della Sera di voler girare un ulteriore capitolo di Trinità, nei prossimi mesi, proprio tra le montagne abruzzesi.
“Terence Hill – commenta Piercesare Stagni – deve molto a Trinità, è un personaggio che ha
accompagnato tutta la sua vita, anche nell’immaginario collettivo della nostra generazione, che è poi quella che
ha celebrato meglio Bud Spencer e Terence Hill”.
“Onestamente – ha aggiunto – non credo che sia facile per lui dopo cinquant’anni rientrare nei panni di Trinità, con tanto di cavallo e lettiga. Un personaggio che è arrivato in Italia anche grazie al meraviglioso doppiaggio di Pino Locchi. L’attore ha 83 anni e nulla è scontato come prima, a parte il fatto che non avrà Carlo Pedersoli come controparte”.
Terence Hill, al secolo Mario Girotti, ha detto di essere al lavoro sulla trasposizione di un libro con la storia vera di una suora italiana che è emigrata a fine Ottocento in America dall’entroterra ligure con la sua famiglia contadina e poverissima. Una storia che tira in ballo anche Billy The Kid. “Più volte nella sua carriera – ricorda Stagni che è stato tra le persone che lo hanno voluto per una rievocazione in Abruzzo – Terence Hill si è confrontato con ‘spaghetti western’ come ‘Lucky Luke’, oppure ‘Botte di Natale’, il cui successo è ben lontano da quello dei primi leggendari lungometraggi. Sono curioso di sapere come andrà questa volta, certo dopo 20 anni di Don Matteo non sarà facile, ma i fan saranno entusiasti e gli faccio i miei sinceri auguri”. A Terence Hill, Stagni ha regalato il suo libro ‘Piccoli racconti di cinema’ che parla anche della scena dei fagioli girata a Campo Imperatore.