Teramo. “Le parole sono importanti, ognuna ha un significato e per questo vanno scelte e ad ognuna va dato il dovuto peso”. Sono le parole del sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, che ieri ha introdotto la presentazione del nuovo ciondolo realizzato dal maestro orafo abruzzese Giuliano Montaldi, all’interno di una gremita sala della Biblioteca Melchiorre Delfico di Teramo.
All’incontro/convegno hanno partecipato un nutrito gruppo di studenti dell’istituto superiore “Poppea Rozzi” di Teramo, che hanno avuto la possibilità di assistere a una vera e propria lezione di storia locale, grazie all’intervento di relatori che hanno saputo attirare la loro attenzione su temi che hanno raccontato un’importante pagina d’Abruzzo.
Ad accogliere il pubblico, il direttore Dimitri Bosi, insieme al suo staff che ha garantito una buona riuscita dell’evento in ogni minimo dettaglio.
A condurre i lavori il giornalista Antonio D’Amore, che ha moderato gli interventi dello storico Elso Simone Serpentini, del rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola, dei professori antropologi Ernesto Di Renzo e Alessandra Gasparroni, Filippo Flocco, ambasciatore della moda d’Abruzzo nel mondo, oltre che del primo cittadino D’Alberto che ha parlato proprio davanti alla fedele riproduzione del calco dell’antica pietra da cui parte la storia del nuovo ciondolo che racconta una pagina indelebile della storia d’Abruzzo: “A lo parlare agi mesura”.
“Non parlate di malelingue”, ha spiegato lo storico Serpentini, attraversando passo passo quell’antica storia della fine del Trecento che vide antagoniste due fazioni della città e che si concluse con la tragica morte di tredici esponenti dei Melatino, ricordati ogni volta che oggi si attraversa Porta Romana. “Si tratta di un monito che si fa, nella scelta delle parole, che deve essere ogni volta attenta e ponderata”.
All’intervento dell’antropologa Gasparroni, che ha ricordato al maestro Montaldi di quando già diversi anni fa lo invitò a raccontare una storia così singolare, che si è tramandata di generazione in generazione e che ha sottolineato come l’Abruzzo rimane una terra ricca di natura, fauna e cultura unica, tanto da essere ancora una volta protagonista di un film di Riccardo Milani che sta riscuotendo tantissimo successo, ha fatto eco quello del collega Di Renzo, che ha ripercorso per tappe il lavoro del maestro Montaldi, definito come “un visionario” che parla attraverso la sua arte.
“Abile artista, Montaldi non è solo un orafo”, ha detto il professor Di Renzo, “il suo bracciale è una sorta di caleidoscopio che intreccia tutto quanto caratterizza l’Abruzzo e tutto quello che fa parte dell’abruzzesità. Sia di quello che gli altri sono in grado di riconoscere, le icone forti legate all’Abruzzo, si pensi all’arrosticino, al cane pastore, al guerriero di Capestrano, sia quelle essenze che vengono sentite e narrate solo da chi è abruzzese. Pensate alla scelta di riprodurre le foglie delle faggete e le faggiole. La faggeta è l’Abruzzo. E poi la ferratella, la nevola. Se ne potrebbe parlare a lungo e raccontare delle nonne nelle cucine di noi abruzzesi”.
“Ringrazio tutte le persone che hanno partecipato a questa presentazione”, ha concluso il maestro Montaldi, “al sindaco di Teramo per aver patrocinato l’iniziativa, al rettore dell’Università che ci ha onorato della sua presenza, manifestando la vicinanza del mondo che esprime e il direttore della biblioteca che ci ha accolto in un meraviglioso centro di cultura nel cuore della città di Teramo. È un orgoglio per me sapere che i nostri ciondoli simbolo dell’Abruzzo sono nelle gioiellerie di Teramo, anche con una nuova creazione, che racconta una storia che si riconosce nell’identità di un popolo”.
A chiudere l’incontro, infine Flocco, che si è rivolto ai ragazzi dicendo: “Portate il nostro messaggio tra le nuove generazioni come continuiamo a fare noi ogni giorno”. Raccontate le differenze, che ci rendono speciali, che arricchiscono, portate l’Abruzzo tra voi e a chi verrà dopo di voi”.