Avezzano. Una condanna a 4 anni di reclusione oltre a un risarcimento la cui somma è ancora da stabilire. È questa la decisione della corte d’appello dell’Aquila nei confronti di Manuel Cavazza, 35enne avezzanese di origini rom accusato di aver tentato di strangolare la ex con un laccio e di averla picchiata. In primo grado era stato condannato dal tribunale di Avezzano a 5 anni e 6 mesi di reclusione.
Secondo l’accusa, ad aprile dello scorso, anno aveva manomesso il braccialetto elettronico ed era andato a casa dell’ex compagna in piena notte, l’aveva picchiata fino a spaccarle il naso, oltre a stringerle, secondo quanto riferito dalla donna, un laccio al collo per farsi consegnare del denaro. Al culmine delle vicende era finito in manette accusato di evasione dai domiciliari, maltrattamenti, lesioni aggravate, violazione di domicilio, danneggiamento e tentata rapina.
La stessa notte Cavazza aveva aggredito anche i vicini di casa della ex fidanzata intervenuti in aiuto della donna che era stata costretta a ricorrere alla cure del pronto soccorso, dove i medici le avevano riscontrato la rottura delle ossa nasali certificandole una prognosi di 25 giorni.
L’aggressione si è consumata alla periferia di Avezzano e l’arresto era stato eseguito dagli agenti della volante del commissariato di Avezzano, intervenuti in seguito alla disperata richiesta di aiuto da parte della parte offesa. Cavazza si trovava già ai domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, sempre per accuse di maltrattamenti e lesioni ai danni della ragazza, con la quale aveva intrattenuto una relazione sentimentale prima che il giudice gli intimasse il divieto di avvicinamento.
Non curante delle misure cautelari, dopo aver manomesso il dispositivo elettronico di controllo, il giovane era andato nella frazione di Cese e ha fatto irruzione nell’abitazione dell’ex convivente, scagliandosi contro di lei con violenza.
La donna, che nell’aggressione ha riportato la frattura del setto nasale, aveva riferito agli agenti che Cavazza le avrebbe stretto un laccio intorno al collo intimandole di consegnargli dei soldi. La donna era riuscita a chiedere aiuto e, una volta arrivati, i poliziotti hanno bloccato il 35enne che nel frattempo aveva aggredito anche due coniugi, vicini di casa della ragazza, intervenuti in sua difesa. Ora la corte d’appello dell’Aquila ha parzialmente riformato la sentenza riducendo la pena da 5 anni e 6 mesi a 4 anni di reclusione. La parte civile era assistita dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, mentre l’imputato dall’avvocato Rosa Di Pietro.