Pescara. Le singole diversità che rendono uguali tra loro gli esseri umani, il significato del viaggio, le scorciatoie mentali che condizionano la vita di ognuno. Dal palco dell’Auditorium Flaiano, che ospita oggi la seconda edizione del TEDx a Pescara, tanti spunti di riflessione per ciascuno dei 500 presenti, quasi tutti iscritti all’annuncio dell’evento, a poche ore dall’inizio della vendita dei biglietti online, con il sold out raggiunto già una settimana fa. Fra gli speaker c’è Martina Fuga che parla della figlia 14enne con la sindrome di down, e della necessità di abbandonare pietismo e stupore e avere il coraggio, come ha imparato dai compagni di scuola della ragazza, di chiedere, relazionarsi e conoscere. Martina non si sente mamma speciale di una bambina speciale, ma di una ragazza che, a chi le chiede cosa ha, risponde “Sono nata così”.
“Nelle nostre giornate tutto sembra scorrere sotto il fil rouge della produttività – dice Mike Odelli – Molti hanno la sensazione di aver perso la direzione verso la quale andare. Le persone stanno tornando a sentire la necessità di emozionarsi, porsi domande, esplorare. Ne siete la prova anche voi oggi qui al TEDx. E tutto il movimento TED ne è prova. Qui dentro dimentichiamo quello che c’è là fuori e ci avventuriamo in uno scambio di idee che ci smuove qualcosa dentro. Ci emozioniamo”.
Laura Fedeli ha raccontato tre storie per dimostrare che siamo tutti vittime dei ‘Bias’, scorciatoie mentali che spesso ci fanno prendere decisioni sbagliate convinti di agire al meglio e non nuocere ad alcuno: c’è il manager il quale, chiamato a scegliere un nuovo responsabile, per non ferire i professionisti più anziani decide di non promuovere il 33enne più promettente che poi quel posto lo ha trovato in un’altra azienda; e c’è la donna rientrata in ufficio dopo la maternità, rimossa dall’incarico per “darle più spazio” perché il suo capo, rivedendo in lei la stanchezza della moglie dopo la nascita del primo figlio, è convinto così di farle un favore. Per difendersi dai Bias ci sono tre possibilità: “fare lo Iat Test (implicit Association test), diventare cacciatori di Bias e, prima di prendere una decisione importante, parlarne con qualcuno.
“Non me ne vogliano i vegani, ma nei miei viaggi mangio di tutto” ha esordito il giornalista e Food Blogger Giovanni Angelucci. Ha creato un asse tra tempo, cibo e viaggi, quelli che si fanno “per un desiderio, per emozionarci, con obiettivi e aspettative”. Per lui viaggiare è scoprire la natura attraverso il cibo. “Se riuscirete a cogliere la felicità dello stare a tavola con qualcuno, specie se accade il più lontano possibile dai gusti cui siete abituati, potrete fermare il tempo e catapultarvi indietro perdendone la cognizione”. E poi Roberto Santori, per il quale siamo tutti ‘startupper’. Nel 2000 crea la Challenge Network; dopo la nascita del figlio comincia a delegare, “l’azienda camminava da sola – racconta – Mi resi conto che avevo provato a cambiare tutto, ma non avevo cambiato nulla, finché non mi sono messo in discussione. Fu allora che l’azienda partì crescendo ogni anno: da 2 milioni di fatturato a 3, a 4 e così via. Ho iniziato ad aiutare le aziende a cambiare. Il successo di un’azienda non è nell’azienda, ma nelle persone. L’uomo è per sua natura imprenditore perché è portato a compiere imprese”. Solo una StartUp su 100 in Italia ce la fa, sottolinea, ma l’errore “non è fallire, è non osare”. La sessione pomeridiana prosegue con Rossana Dian, Francesco Puzello, Matteo Piuri, Denis ‘Jaromil’ Roio, Stella Pulpo, Gualtiero Fisauli ed Erika Abelardo