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Sviluppo, Ricciuti: “le zone interne dicano no all’idea dell’università D’Annunzio”

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
2 Febbraio 2014
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Pescara.“Il concetto di sviluppo attorno alle ‘città forti’ contenuto nello studio accademico Abruzzo 14/20 dell’Università D’Annunzio è contrario all’idea stessa di sviluppo”. Lo afferma il presidente del Centro studi italiani nel mondo “Lorenzo Natali”, Romeo Ricciuti, commentando le indicazioni del lavoro accademico curato dai ricercatori della cattedra di Urbanistica del professor Roberto Mascarucci. “Tutte le zone interne avrebbero già dovuto far scoppiare una rivoluzione, invece passa tutto sotto silenzio: eppure sono voci autorevoli ad affermare l’assurdo – commenta Ricciuti – L’architetto Mascarucci, che conosco bene perché era consulente alla Regione Abruzzo quando indossava i ‘pantaloncini corti’, sostiene che lo sviluppo debba avvenire attorno alle grandi città, come se avesse dimenticato che questa crescita a macchia di leopardo ha portato la sciagura del nostro Paese: disoccupazione, fabbriche abbandonate, degrado sociale”. L’auspicio dell’ex sottosegretario e presidente della Regione è che “all’Aquila ci sia un movimento di opinione contro un’idea di questo genere, che sta prendendo piede ma che va fortemente Luca Ricciuticontrastata con argomenti condivisi da tutti”. “Per loro la ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009 non esiste, L’Aquila non esiste. Lo sviluppo sono loro, le zone interne facciano la riserva indiana – prosegue, in riferimento allo studio – Vorrei richiamare gli aquilani e gli abitanti delle zone interne a mettersi in piedi contro un principio di questo genere che sembra passare”. In vista delle prossime elezioni regionali di maggio e delle future strategie per lo sviluppo, Ricciuti afferma che “a me risulta che Luciano D’Alfonso allo stesso modo porti avanti lo sviluppo della ‘linea Adriatica’ e verrà qui a prendere voti anche contro di noi. Ma non sono soddisfatto neanche di quello che ha fatto il presidente uscente, Gianni Chiodi – aggiunge – che su questo campo ha dimenticato i padri della programmazione regionale, anche teramani come lui, come l’ex presidente della Giunta, Emilio Mattucci, o i parlamentari Alberto Aiardi e Tommaso Sorgi”. “Spero che anche Chiodi si accorga che, solo creando un polo centrale tra le regioni Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria e Molise, riusciamo a rilanciare lo sviluppo di una zona che ha grandi potenzialità ma altrimenti verrebbe dimenticata”, conclude Ricciuti.

 

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