L’Aquila. Il blocco della monetizzazione dei crediti di imposta, i cantieri fermi e la mancanza di nuove commesse può portare ad una vera crisi del settore edile per il territorio abruzzese e molisano.
Le Associazioni Datoriali CONFAPI-ANIEM e la CNA insieme ai Sindacati FILLEA CGIL – FILCA CISL – FENEAL UIL lanciano insieme un allarme alle istituzioni sollevando le criticità del Decreto Legge 11/2023 del 16 febbraio che di fatto segna un ulteriore battuta di arresto per i bonus fiscali in edilizia.
“La problematica più importante ad oggi da risolvere è la monetizzazione dei crediti derivanti dagli sconti in fattura già maturati nei cassetti fiscali delle imprese edili e per quelli che sono in procinto di maturazione in considerazione del completamento dei cantieri già avviati>> afferma Luigi Pagnini, Presidente della CONFAPI-ANIEM Pescara-Chieti.”
“La concessione di nuovi plafond da parte degli istituti di credito procede molto a rilento e non riesce a soddisfare l’esigenza delle nostre imprese associate sia in termini di economie messe a disposizione sia per quanto attiene alle tempistiche di lavorazione. Nel nuovo decreto si prevede la deresponsabilizzazione in solido dei cessionari. Si spera che questo chiarimento possa dare una svolta allo smobilizzo dei crediti, almeno è quello che ci auspichiamo, ma bisogna fare in fretta.
Chiediamo a gran forza un coinvolgimento delle banche dando loro la possibilità di compensare i crediti attraverso F24 dei clienti. Tale misura potrebbe essere accompagnata da un coinvolgimento più diretto di tutte le società dei settori speciali partecipate dallo Stato, che hanno una capacità fiscale importante per poter acquisire ulteriori crediti”. “Sono tantissime le pratiche approvate o in fase di approvazione in cui è presente la “famosa” quota in accollo a carico dei proprietari da gestirsi tramite le agevolazioni fiscali. Le limitazioni del recente decreto, quali il divieto della cessione e dello sconto in fattura non possono e non devono riguardare le pratiche super bonus abbinate al terremoto, per tali pratiche và assolutamente mantenuto lo sconto in fattura e vanno creati i presupposti per una monetizzazione certa dei crediti derivanti da tali pratiche. Diversamente assisteremmo al blocco totale della ricostruzione”.” afferma Enzo Marcozzi, Presidente della CONFAPI-ANIEM Teramo
Anche sul Sisma bonus acquisti continua Marcozzi chiediamo una precisa modifica al decreto legge, lo stesso riporta che tutte e tre le condizioni necessarie – Cilas presentata, lavori iniziati e contratti preliminari già registrati – devono essere contestualmente rispettate per accedere al bonus, in moltissimi casi, i contratti preliminari vengono registrati solo nel corso della procedura di compravendita, pertanto tale specifica previsione và completamente riconsiderata ed eliminata dal testo.
La CNA Costruzioni dichiara: <<Il Decreto approvato dal Consiglio dei ministri ha assestato un duro colpo al sistema di incentivazione per la riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato e ha aggravato il problema dei crediti incagliati. La decisione del Governo è grave sotto il profilo del metodo e del merito. Al Governo abbiamo chiesto tre priorità, che reclamano risposte urgenti e definitive ai problemi generati dal Decreto Legge sulla cessione dei crediti:
– Attivare qualsiasi strumento per svuotare i cassetti fiscali delle imprese che hanno l’unica “colpa” di aver realizzato i lavori, anticipando ai cittadini beneficiari il contributo dello Stato;
– Risolvere il caos generato dalla cancellazione dell’opzione della cessione del credito, che impatta su tutto il sistema dei bonus, anche minori. Al momento per loro non ci sono indicazioni certe su come gestire i rapporti in essere;
– Avviare un tavolo per il riordino e la stabilizzazione degli incentivi per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza degli immobili residenziali, anche alla luce della nuova Direttiva europea sulla casa.
CNA ribadisce che <<l’architrave del sistema è l’opzione della cessione del credito, un meccanismo che consente anche alle famiglie meno abbienti di realizzare interventi necessari a ridurre il consumo di energia e quindi a tagliare il costo delle bollette, nonché a mettere in sicurezza le abitazioni contro il rischio terremoto.
Non è più rinviabile un confronto, che porti all’adozione di soluzioni condivise nell’interesse del Paese. Su queste priorità, nell’incontro del 20 febbraio scorso abbiamo ricevuto rassicurazioni dal Governo>>.
Sulla stessa linea le Organizzazioni sindacali:
Silvio Amicucci Segretario della Fillea CGIL Abruzzo Molise dichiara che <<nell’immediato, la criticità più rilevante è determinata dall’impossibilità per le imprese di cedere alle banche i crediti connessi ai bonus edilizi, per questo si chiede la compensazione con una quota dei versamenti degli F24, poiché fornirebbe agli istituti di credito la liquidità necessaria per acquistare i crediti dalle imprese, ma i detrattori del 110% evidenziano che ciò ridurrà i flussi di entrate fiscali di cassa 2023. Ciò è vero solo in parte, poiché vanno anche considerate le ricadute economiche di tale misura, ad esempio il Cresme ha stimato che nel 2022 gli investimenti asseverati in Superbonus, pari allo 2,5% del PIL, hanno generato il 22% della crescita dell’economia italiana. Non vanno dimenticati poi i motivi per cui è nato il 110% e più in generale la politica dei bonus, determinati dalla necessità impellente delle misure di conversione ecologica atte a generare l’efficienza energetica e a generare meno produzione di CO2 nell’atmosfera. Il Governo con il decreto 11 del 16 febbraio dice di No agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, adozione di misure antisismiche, recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, installazione di impianti fotovoltaici, installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, superamento ed eliminazione di barriere architettoniche, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e mortificando le tante imprese che hanno investito sulla rigenerazione e ristrutturazione con mezzi e professionalità. In sintesi il Governo invece di creare lavoro, lo distrugge e blocca la crescita qualitativa delle imprese, blocca il perseguimento degli obiettivi indicati dall’Unione Europea e dall’ONU rispetto a una maggiore sostenibilità ambientale e mette a rischio la ricostruzione post sisma del Centro Italia.
Un vero e proprio disastro che poteva essere evitato convocando prima dell’emanazione del decreto n.11 tutte le Parti Sociali. Ora per salvare tutto ciò, ci si affida a dei tavoli tecnici, nel frattempo la mobilitazione sarà inevitabile e coinvolgerà i lavoratori, le famiglie, le imprese e associazioni ecologiche e i territori soggetti alle ricostruzioni post sismi”.
Giancarlo De Sanctis Segretario della Filca CISL Abruzzo Molise fa notare “che ammonta a ben 15 miliardi di € il credito di imposta che le imprese edili contavano di scontare attraverso la cessione dei crediti dei lavori del superbonus 110%, prima che il Governo decidesse di porre un freno alla spesa e bloccare il mercato secondario dei crediti fiscali. Una decisione, quella del Consiglio dei Ministri che preoccupa i tanti lavoratori occupati grazie a questo dispositivo.
La logica positiva della cessione del credito d’imposta, che permetteva l’agevolazione anche agli incapienti e ai redditi più bassi, si è scontrata con una misura che non ha previsto tetti alla spesa pubblica e regolamentazioni sulle cessioni dei crediti, giunte all’imponente importo di 110 miliardi di €.
Inoltre le sue caratteristiche di convenienza hanno concentrato un’enorme mole di risorse in un tempo molto breve, facendo così lievitare i costi e ingolfando il mercato dei crediti d’imposta.
Il Superbonus 110 % in Abruzzo ha prodotto oltre 10.000 asseverazioni, per un investimento pari a 1,499 miliardi di € con solo il 18% dei lavori realizzati a condomini e ben l’82% a edifici unifamiliari e indipendenti.
Quando gli incentivi edilizi superano determinate soglie percentuali, non possono essere gestiti dal privato. Si tratta di soldi pubblici che devono servire a riqualificare le costruzioni e tutta la filiera.
I miliardi spesi per il Superbonus, se gestiti come investimenti pubblici, avrebbero prodotto molti più benefici, anche alla luce dell’esperienza di ricostruzione emergenziale sul sisma.
Attraverso il PNRR, i fondi FSE, FSC e altri fondi specifici, il nostro Paese ha importanti risorse da destinare alla rigenerazione, riqualificazione urbana e alla coesione sociale da utilizzare per queste casistiche pressoché emergenziali, dando ruolo progettuale e programmatico alle Autonomie Locali. Gli investimenti vanno direzionati tutti sull’edilizia popolare al fine di dare soluzioni per modernizzare le abitazioni delle famiglie meno abbienti, che vivono nelle case popolari, nelle periferie, ed in questo modo possono dare, contemporaneamente, risposte al mondo del lavoro e delle imprese”.
Per Louis Panza Segretario Generale della Feneal UIL Abruzzo “il Governo senza alcun confronto preventivo con le parti sociali e le associazioni di settore, ha varato un decreto con il quale vieta, da subito, la possibilità per i soggetti che effettuano le spese per le quali si possono ottenere bonus edilizi (Superbonus, Eco e Sisma, Ristrutturazioni, Facciate, ecc.) di optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito d’imposta.
Un provvedimento sbagliato che provocherà un effetto deflagrante sul settore, con il fallimento di migliaia di imprese impegnate nel comparto e la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Solo nei settori della filiera delle Costruzioni, il Censis riporta una stima di più di 583 mila unità, oltre al cosiddetto indotto, arrivando così a oltre 900 mila unità.
La priorità del risparmio energetico, l’esigenza di adeguamento sismico e di messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio pubblico e privato, è indiscutibile poiché tra i più vetusti ed energivori del continente.
È indispensabile mettere in sicurezza il parco abitativo, per prevenire i vari disastri a carattere sismico ed idrogeologico che sempre più interessano il nostro Paese.
Dare strutturalità agli incentivi pubblici, dovrebbe essere una scelta primaria per il Governo che invece dimostra, con le sue scellerate azioni, di non essere consapevole dell’importante effetto moltiplicatore che ogni euro speso nella filiera delle costruzioni genera in termini di occupazione, aumento dei consumi e del PIL, ed allargamento della base imponibile.
La decisione del Governo finirà per favorire solo chi ha possibilità di effettuare i lavori e non invece i redditi più bassi e i condomini popolari ed incapienti, coloro cioè che vivono nelle case e nei condomini più bisognosi di interventi di riqualificazione.
Occorre una azione di programmazione nel tempo, per garantire anche per il prossimo futuro tali strumenti finanziari, limitandoli però esclusivamente ai redditi più bassi (Isee fino a 30 mila euro), condomini popolari e incapienti (circa 7,8 milioni di italiani) che, in caso contrario, avrebbero evidenti difficoltà ad anticipare il 100% delle somme o, se incapienti, a godere finanche delle detrazioni”.