L’Aquila. “La soluzione, se così si può chiamare, prevista dal CdM il 28 dicembre per disciplinare una conclusione ordinata dei lavori incentivati e non penalizzare coloro che sono partiti in tempo ma hanno incontrato difficoltà di ogni genere – tra almeno 70 cambi di normativa in due anni e, soprattutto, con la perdita di liquidità a causa della strozzatura del mercato dei crediti fiscali – è una beffa per i cittadini e per le imprese”. Aferma il presidente Ance Abruzzo Antonio D’Intino.
“Serve, forse, a salvare i cavoli del Governo ma non salva la capra! Si è preferito optare per una sanatoria preventiva, piuttosto che concedere il recupero del tempo, ingiustamente, perso per concludere i lavori e conseguire gli obiettivi energetici, nell’interesse della collettività, oltre che del committente. Confidiamo, allora, che venga approvata al più presto dal Governo la nuova Legge quadro di riordino degli incentivi, con un orizzonte almeno decennale che renda sostenibile, dal punto di vista economico, la scelta delle famiglie italiane di intervenire sugli edifici in cui abitano e consenta una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea, così da intervenire su almeno 120.000 edifici ogni anno, con un costo annuo predeterminato in almeno 20 miliardi di euro. La delusione, ora, è palpabile, sia per non veder accolta la richiesta del minimo dovuto per ragioni di opportunità, oltre che di correttezza, riconoscendo il tempo per chiudere i cantieri in stato avanzato, quanto per la incoerenza della previsione introdotta, contro ogni decantato principio di miglioramento della efficienza energetica, con perdita di ulteriori pezzi di credibilità. Dopo averci fatto rassegnare all’idea di averci sedotti ed abbandonati nel mare in tempesta dei crediti fiscali bloccati, avevamo almeno sperato nel riconoscimento di una legittima aspettativa”.