Pescara. “L’ATER Pescara ha risposto alla nostra lettera aperta con cui comunicavamo che 140 famiglie di San Donato chiedevano che il quartiere e gli edifici ATER fossero finalmente riqualificati con i benefici offerti dal “Superbonus 110%”.
Il Presidente Lattanzio e il Direttore Architetto D’Addazio, dopo aver premesso che “l’ATER Pescara è impegnata in un grande sforzo di riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare, consistente in circa cinquemila alloggi sparsi nei 46 Comuni della Provincia di Pescara e nel capoluogo in particolare”, hanno indicato tutti gli interventi che sono stati programmati per riqualificare il quartiere San Donato, in particolare hanno segnalato:
– Via Rubicone: lavori di recupero e riqualificazione dell’edificio esistente con l’adeguamento delle strutture secondo le vigenti normative, attraverso la riqualificazione energetica dell’involucro e degli impianti e la riorganizzazione funzionale degli spazi condominiali posti al piano terra, con l’inserimento di nuove funzioni di servizio (costo dell’intervento €.5.896.908,82, finanziato con fondi del PNRR);
– Via Secchia 14-16, Via Teverone 1/3-5-7-9, Via Basento 54-56-58, Via Cesano 4-6-8-10: l’intervento prevede tutte le opere occorrenti per la manutenzione degli immobili urbani (fabbricati residenziali), e in particolare l’intervento riguarda il miglioramento estetico e funzionale, nonché la messa in sicurezza mediante il ripristino funzionale e il risanamento delle facciate, dei cornicioni, dei sottocornicioni, dei frontalini dei balconi, dei sottobalconi, dei pilastri, delle fasce marcapiano e di alcune superfici esterne corrispondenti ai vani scala (lavori finanziati con fondi statali – per un importo di €.645.000,00);
– Via Rubicone 2/26, Via Panaro 1/7 – 2/6 – 8/10, Via Secchia 6/12: interventi di riqualificazione energetica mirati a garantire l’isolamento termico delle strutture opache e la sostituzione degli impianti di climatizzazione e delle finestre comprensive di infissi (progetto TIGER con finanziamento europeo).
– Analoghi interventi sono previsti anche per immobili ubicati in altri quartieri della città: Via Tripoti 60/62 (Quartiere Zanni), Via Nora 4/12 – 14/22 (quartiere Rancitelli), Via Osento 24 (quartiere Rancitelli).
“Quanto sopra a dimostrazione dell’impegno profuso dall’ATER sul quartiere San Donato facendo utilizzo anche di strumenti normativi/operativi differenti dal c.d. Superbonus» affermano il Presidente Lattanzio e il Direttore D’Addazio, i quali concludono precisando «le cui modalità di attuazione non rispondono pienamente alle scelte progettuali adottate dall’Ente, per tutti i motivi già illustrati nella pregressa corrispondenza». Tali motivi, precedentemente comunicati dall’Ente, sono stati individuati nel fatto che i fabbricati debbono essere interamente posseduti dall’ATER, come es. in Via Rigopiano, nonché nell’assenza di abusi edilizi, «per i quali l’Ente provvede alle necessarie azioni di ripristino negli edifici di proprietà”.
Dunque, prendiamo atto e comunicheremo agli assegnatari che ATER per i “circa cinquemila alloggi sparsi nei 46 Comuni della Provincia di Pescara e nel capoluogo” non intende utilizzare i benefici concessi dal “Superbonus 110%”, viceversa, le scelte progettuali dell’Ente mirano a utilizzare altri fondi, bandendo gare di appalto integrato (progetto esecutivo, servizi attinenti, esecuzione dei lavori) così come stabilito dall’art. 59, comma 1, D.Lgs 50/2016.
A simile decisione non possiamo far altro che rimarcare che l’Ente è perfettamente libero di utilizzare tutti gli strumenti ritenuti più consoni per il soddisfacimento degli interessi degli assegnatari e della collettività.
Ma i fondi a disposizione saranno sufficienti a garantire una riqualificazione di gran parte dei cinquemila alloggi?
Anche alla luce di tale interrogativo, noi restiamo dell’avviso che l’utilizzo dei benefici del “Superbonus 110%” possa fornire garanzia di riqualificazione di tutto il patrimonio immobiliare. Inoltre, esso è assistito da alcuni meccanismi e dalla fissazione di scadenze perentorie che rendono il risultato finale migliore in termini di qualità e più sicuro in ambito economico. Dunque, maggiore garanzia sia per quanto riguarda il rispetto dei termini di realizzazione dell’opera e, quindi, per la consegna, sia per l’impossibilità di intromissione delle antieconomiche varianti in corso d’opera.
A tal proposito, nel Codice degli Appalti l’utilizzabilità dell’appalto integrato è prevista come eccezione (casi in cui l’elemento tecnologico o innovativo delle opere prevalga rispetto all’importo complessivo dei lavori) e la Legge di conversione del decreto Semplificazioni, ha prorogato la sua reintroduzione fino al 30 giugno 2023, quindi, fra circa un anno tornerà ad essere strumento eccezionale. Per i fondi PNRR e PNC l’art. 48, comma 5, della legge. n. 108/2021 ha poi previsto la possibilità di bandire un appalto integrato derogante di progettazione ed esecuzione lavori ponendo a base di gara il progetto di fattibilità tecnica ed economica (Pfte).
Ciò precisato, riteniamo che la scelta dell’appalto integrato trascini con sé il rischio di avere una scarsa qualità delle opere ed altrettanto scarsa sicurezza.
Infatti, l’art. 59, comma 5, d.lgs. n. 50/2016, stabilisce che «per le prestazioni a corpo il prezzo convenuto non può variare in aumento o in diminuzione, secondo la qualità e la quantità effettiva dei lavori eseguiti».
In definitiva negli appalti a corpo in cui la somma complessiva dell’offerta copre l’esecuzione di tutte le prestazioni contrattuali, l’elenco prezzi risulta irrilevante, ciò a scapito della qualità. Inoltre, tale meccanismo potrebbe portare a una richiesta di variazione prezzi in corso d’opera, che ripristinerebbe l’offerta antieconomica formulata dall’impresa all’atto della partecipazione.
Dunque, la procedura dell’appalto integrato, previsto eccezionalmente per un periodo transitorio, dovrebbe essere compensata con iniezioni di trasparenza ex ante, per garantire una effettiva competizione e concorrenza tra gli operatori economici, ma anche con controlli postumi per verificare l’efficienza e la qualità dell’opera. L’appalto integrato nella maggioranza dei casi in cui è stato adottato non è riuscito a influenzare positivamente la necessaria accelerazione (decisiva nella normativa del superbonus), poiché determina una serie di condizioni anomale generate dalla sovrapposizione della fase esecutiva del progetto con quella esecutiva dei lavori e sui limiti di una scelta che investe l’appaltatore di queste due mansioni.
Ciò detto, riteniamo che la normativa che ha introdotto il c.d. “Superbonus 110%”, oltre a coprire sulla carta l’intero patrimonio immobiliare, conceda più garanzie per ottenere un risultato di qualità nel rispetto dei perentori termini di fine lavori. Invero, come già accennato, in essa si prevedono dei requisiti soggettivi e oggettivi, delle scadenze, dei massimali attribuibili per unità abitative, delle modalità di pagamento a SAL, la predeterminazione dei costi dei materiali utilizzati, l’individuazione di nuove responsabilità penali, anche con la normativa di recente introduzione per contrastare le truffe; garanzie che non si rinvengono nello strumento dell’appalto integrato. Inoltre, i fondi stanziati per l’esecuzione degli stessi lavori previsti con il 110% potrebbero essere dirottati per altri lavori o in altri ambiti.
Pertanto, restiamo dell’opinione che, nell’interesse delle imprese che operano nel settore, ma anche nell’interesse generale della pubblica amministrazione e della collettività e, non ultimi, nell’interesse dei residenti nei quartieri ATER, la strada migliore per usufruire dei benefici del 110% sia quella di valutare la possibilità di emanare un avviso pubblico – sulla falsariga di quanto fatto in altre regioni, es. ATER Padova – finalizzato alla ricezione di proposte di iniziativa privata, ai sensi dell’art. 183, comma 15, del Codice degli Appalti (anche con Consorzi tra professionisti e imprese o, altrimenti detti, “joint venture” o “Global Service”), per specifici interventi da eseguirsi sul patrimonio immobiliare dell’ATER.
Alle imprese aggiudicatarie saranno trasferiti i benefici fiscali di cui al Superbonus 110% nella forma della cessione del credito d’imposta.
Gli è che tale procedura consente anche di valorizzare oltremodo le professionalità tecniche interne all’Ater, alle quali sarà possibile affidare oltre alla redazione dei progetti definitivi, cosi come indicato dall’ATER, anche i progetti esecutivi; attività, peraltro, previste come rimborsabili dalla normativa del c.d. “Superbonus 110%”.
Inoltre, l’Ente può ricoprire i seguenti compiti di:
– Responsabile unico del procedimento;
– Direttore dei lavori/Direttore dell’esecuzione del contratto;
– Collaudatore.
Aspetto non trascurabile, che l’Ater non ha menzionato, riguarda il dato che tra gli interventi “trainati” rientrano anche quelli inerenti all’abbattimento delle barriere architettoniche e, in specie, l’installazione di ascensori. Ciò consentirebbe, in assenza di fondi regionali finalizzati a tal scopo, ai moltissimi residenti in alloggi Ater con problemi di deambulazione, dovuti alle più svariate cause, di rendere effettivo il loro diritto, costituzionalmente garantito, di libertà di movimento, che oggi è grandemente limitato per la presenza di barriere architettoniche.
Quanto alla presenza di eventuali irregolarità urbanistiche, premesso che non risulta che ATER abbia provveduto «alle necessarie azioni di ripristino negli edifici di proprietà», esse devono essere suddivise tra quelle inerenti alle parti comuni, oggetto dei lavori “trainanti” di cui al “Ecobonus” e “Sismabonus”, e quelle, presumibilmente di più elevato numero, inerenti ai singoli alloggi, oggetto dei lavori “trainati”. Per essere agevolati, tali interventi trainati devono essere effettuati congiuntamente ad almeno un intervento trainante. Gli interventi agevolati devono essere realizzati: su parti comuni di edifici (sia trainanti, sia trainati). Le parti comuni degli edifici ATER sono sicuramente meno colpite da abusi edilizi. Inoltre, occorre considerare anche se la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967.
A parte ciò, quel che più conta è che i residenti nei quartieri ATER meritano di abitare in case più vivibili e decorose; l’aspetto fondamentale è la riqualificazione dei quartieri, a prescindere dalle risorse usate per ottenerla.
Notiamo, però, che tutti gli interventi programmati da ATER hanno ad oggetto lavori che sono ricompresi nei benefici dell’ecobonus e del sismabonus 110%. Nel riconfermare la piena libertà dell’ATER nelle scelte progettuali e programmatiche, nell’interesse degli assegnatari e della collettività, assicureremo, tuttavia, la massima vigilanza tesa a contrastare che tali scelte non abbiano ripercussioni sulle tasche degli assegnatari e di chi ha riscattato gli alloggi; pericolo da ritenersi insussistente in caso di utilizzo del “Superbonus 110%”.
In altri termini, se in futuro, esauriti i fondi indicati, verrà richiesta anche una minima compartecipazione alle spese per un qualsiasi tipo di lavoro effettuato dall’ATER, la cui esecuzione sarebbe stata realizzata a costo zero fruendo dei benefici del “Superbonus 110%”, saremo come sempre al fianco degli assegnatari per far valere i loro diritti in ogni più opportuna sede.