L’Aquila. Nel caso di unioni tra più realtà territoriali, come nel progetto del super Comune che unirà Pescara, Montesilvano e Spoltore, “c’è da aspettarsi che il polo più grande mantenga una posizione di rilievo rispetto agli altri nella comunicazione istituzionale e non”.
E’ il pensiero della geografa Lina Calandra, professoressa associata all’Università dell’Aquila. Mentre in Regione Abruzzo e nei tre Comuni interessati procede l’iter legislativo e istituzionale che dal 2024 al 2027 dovrà definire l’assetto della nuova realtà metropolitana e amministrativa che, allo stato attuale, è indicata come la Nuova Pescara, sono state avanzate di recente alcune proposte su quello che dovrà essere il nome definitivo. Tra queste, quella del senatore Luciano D’Alfonso che ha parlato di “Adriatica”; allo stesso tempo amministratori locali, a partire dal sindaco di Spoltore Chiara Trulli, hanno espresso la necessità che anche questa questione venga messa al vaglio dell’assemblea costituente.
“Da esterna – valuta la professoressa Calandra – non posso avere un’idea netta di quella che può essere la scelta di comunicazione più efficace. Certo è che non mi stupirebbe vedere il nome ‘Pescara’ parte integrante di questa unione. Parliamo di una città la cui visibilità è consolidata da tempo nel panorama nazionale, da sempre patrimonio identitario dell’Abruzzo”.
La geografa appare scettica anche sulla possibilità di replicare questo tipo di unione in altre parti della regione. “La realtà territoriale dell’Aquila, ad esempio, è ben complessa – valuta – Non c’è continuità territoriale come nel caso di Pescara, Montesilvano e Spoltore ed è già difficile trovare una strategia unitaria per quartieri e frazioni. Immagino che trovare accordi territoriali con Comuni vicini, come Pizzoli, Montereale, non sia così semplice. Altra cosa – conclude – è lavorare con studi settoriali, come quelli volti a garantire servizi di mobilità tra gli studenti che ogni giorno raggiungo il capoluogo per studiare nelle scuole superiori e l’Università”.