
Chieti. “Siamo un gruppo di studenti iscritti all’Università telematica Leonardo Da Vinci con sede a Torrevecchia Teatina, Università accusata di peculato, riciclaggio, auto-riciclaggio, abuso di ufficio e che, tra l’altro, sta continuando a tuffare i suoi studenti.
Innanzitutto vogliamo precisare che noi studenti Unidav ci siamo iscritti alla suddetta Università (e non ad altre università telematiche) in quanto la maggior parte del corpo docente dell’Unidav è la stessa dell’Università Gabriele D’Annunzio e questo ha rappresentato una garanzia per noi, soprattutto riguardo il livello della didattica. Fino all’anno appena trascorso, eccetto qualche piccolo intoppo, l’Unidav non era una “scatola vuota” ad uso dei truffatori, come è stata definita da qualcuno, ma era frequentata da studenti veri, igniari della truffa che (da anni) si tramava alle loro spalle, che hanno investito con serietà, fiducia e sacrifici, il loro tempo, il loro impegno ed i loro soldi.
Teniamo a sottolineare che noi studenti Unidav, seguivamo lo stesso e identico piano di studi dell’Unich, lo stesso programma e utilizzavamo gli stessi libri utilizzati dagli studenti dell’Unich per la preparazione agli esami. Inutile precisare che la modalità d’esame era quasi sempre la stessa dell’Unich, avendo i professori in comune. Per questo motivo è inqualificabile il commento fatto dal rettore Sergio Caputi, durante la conferenza stampa del 21/06/2019, circa l’Unidav dove, cito testualmente: “lo studente non si vede nemmeno e alla fine gli arriva il pezzo di carta firmato”.
In questo modo non solo ha screditato la preparazione di noi studenti ma soprattutto l’operato e la professionalità dei suoi docenti. Inoltre, quasi sempre, le lezioni che si tengono all’università Gabriele D’annunzio, sono date dagli assistenti dei professori così come gli esami. Almeno noi studenti Unidav abbiamo avuto il privilegio di ascoltare le lezioni direttamente dalla voce dei professori e la maggior parte delle volte, siamo stati anche esaminati da loro. Ci è sembrato che il rettore vada dove gli faccia più comodo.
A questo punto vorremmo riferire al rettore un episodio: un professore dell’unidav che insegna anche alla D’annunzio, dopo un esame, si è complimentato con noi studenti Unidav per la preparazione che avevamo e che, suo mal grado, non riscontrava nei suoi studenti dell’Unich. Questo professore ci ha riferito che lui è un grande sostenitore delle Università telematiche in quanto gli studenti sono più in grado di autogestirsi e dare risultati migliori (se quanto appena detto verrà messo in discussione, siamo pronti a fare il nome del professore e la facoltà a cui appartiene).
Il rettore ha anche affermato che: “noi abbiamo intenzione di fare una telematica molto seria in cui ci sarà una forte frequenza, rispetto a quella che c’è stata in passato, degli studenti”. Ma l’università telematica non è per definizione: “un un’istituto di istruzione superiore di livello universitario che eroga corsi con modalità a distanza, avvalendosi della tecnologia e-learning”?
Egregio rettore Caputi, ma cosa c’entra la modalità didattica con la situazione che si verificata all’Unidav? Non volti la frittata, sta andando fuori tema: a non andar bene, il marcio per intenderci, non è la modalità di studio ma chi è stato a capo dell’università Leonardo Da vinci e ne ha mosso i fili, truffando gli studenti: in quanto le rette pagate da noi studenti, non servivano, come previsto da contratto, per finanziare la didattica, ma, come è emerso dalle indagini, venivano usati per “pagare le cure mediche ai familiari, per finanziare società, comprare immobili”.
Detto ciò, quello che chiediamo ai giornalisti è di dare voce a noi studenti, in quanto è dal mese di marzo di quest’anno che siamo stati letteralmente abbandonati: non ci sono più appelli, la segreteria studenti (Luisella Romano), i tutor e i docenti non rispondono né al telefono, né alle e-mail e né ai messaggi. Fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione. L’unico avviso che continua ad arrivare puntualmente è il pagamento della rata ed eventualmente l’avviso di mora (se la rata non viene pagata in tempo).
L’Unidav sta venendo meno al contratto firmato da noi studenti, ma noi studenti non stiamo venendo meno al contratto: paghiamo regolarmente le rate. Proprio in questi giorni è arrivato, tramite email, l’avviso di pagamento della rata di luglio e così abbiamo contattato telefonicamente la segreteria studenti Unidav e la segreteria del rettore (ancora inesistente) Unich, che ci hanno informato che se non paghiamo la rata non possiamo accedere agli appelli e se non la paghiamo in tempo saremo obbligati a pagare anche la mora. A questo punto abbiamo chiesto spiegazioni circa la sospensione dell’attività didattica, l’Unidav ci ha risposto negando che l’attività didattica sia sospesa.
Ma cosa significa per l’Unidav “attività didattica sospesa”? Gli appelli sono assenti dal mese di marzo, le lezioni e le slide non sono aggiornate da anni, il tutor è inesistente: se questa non è attività didattica sospesa come si chiama? Riteniamo l’avviso di pagamento della rata un’estorsione.
Il Rettore dell’Unich, Sergio Caputi, non vuole esporsi mentre siamo riusciti a parlare con la segreteria del rettore Caputi (Adalgisa Burracchio): la quale ha negato che l’Università Gabriele D’Annunzio fosse collegata all’Unidav dal 2015, perciò noi le abbiamo “ricordato” che stava dicendo eresie in quanto gli attestati di laurea portano la firma dei due rettori.
Noi studenti Unidav, uniti e compatti, esigiamo delle spiegazioni circa questa ulteriore truffa a danno di noi studenti, dal rettore dell’Unich Sergio Caputi, dal presidente della fondazione Gabriele D’Annunzio, Luigi Capasso, dalla segreteria studenti dell’Unidav Luisella Romano, dai vari componenti del Senato Accademico dell’Unidav: Prof.ssa Fausta Guarriello, Prof.ssa Lucia Genovese, Prof. Saverio Santamaita, Prof. Massimo Sargiaomo e dal Collegio dei Revisori dei Conti: Lorenzo Donato (presidente), Aantonio Baldelli, Renato Pedullà.
Inoltre, dato i disservizi che abbiamo esposto sopra, da parte dell’Unidav a danno dei suoi studenti, chiediamo di non pagare la rata di luglio e per gli studenti che ormai hanno perso stima e fiducia nella suddetta università, il rimborso del pagamento del Nulla Osta per il trasferimento ad un’Università più seria e degna di chiamarsi tale. Noi studenti ci costituiamo parte lesa e siamo pronti a chiedere il risarcimento dei danni. Chiediamo, inoltre, al Procuratore Capo di Chieti, Francesco Testa, di intervenire.”