“Sono talmente tante le stragi in Italia che non si ricordano tutte”. E’ l’amara considerazione di uno dei partecipanti al sit- in in piazza Santissimi Apostoli, nel centro di Roma, del comitato “Noi, 9 ottobre”, composto dai tanti familiari delle vittime delle stragi avvenute in Italia, proprio nella “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali” istituita nell’anniversario della strage del Vajont, quella che i manifestanti hanno definito “la madre di tutte le stragi” avvenuta nel 1963. Una giornata che segna “per la prima volta” la nascita del coordinamento di tutte le associazioni di parenti, ma non solo, che non si rassegnano alle ‘disgrazie impunite” avvenute in Italia ai danni di innocenti per incuria e mancanza di sicurezza. Si definiscono “sopravvissuti” ma soprattutto persone che “dopo aver subito una calamità vengono abbandonate dallo Stato”.
In piazza erano rappresentate oltre 50 anni di stragi. Partendo proprio da quella del Vajont fino a a Rigopiano; dai morti del ponte di Genova alle vittime del terremoto di Amatrice e del Centro Italia; dalle stragi ferroviarie di Viareggio e di Andria-Corato, al disastro aereo dell’Istituto Salvemini fino alla tragedia della torre dei piloti di Genova. Ed ancora, il disastro della Moby Price e quella continua, ormai quotidiana, dei morti sul lavoro. “Il mandante di tutte queste stragi è il profitto – ha spiegato Daniela Rombi la vice-presidente dell’associazione ‘Il mondo che vorrei’ che riuscire i parenti di Viareggio – perché i padroni vogliono guadagnare e risparmiano sulla sicurezza”. Ed uno degli striscioni esposti durante il presidio, a cui hanno partecipato un centinaio di persone, recitava infatti: “Stop alle stragi del profitto. Questa economia uccide”; in un altro: “per ricordare tutti i lavoratori uccisi nel nome del profitto” ed ancora: “la morte sul lavoro non è una fatalità ma un crimine contro l’umanità”. Presenti anche Moni Ovadia e il senatore M5S Sergio Romagnoli. I parenti, gli amici e le associazioni dei tanti morti sono scesi in piazza “perché uniti siamo più forti – ha aggiunto Rombi – per rivendicare il nostro bisogno di giustizia”.
E a loro dire la nuova legge Cartabia “non fa giustizia per nessuno e mette a rischio prescrizione molti processi”, come ad esempio quello di Rigopiano o dell’incidente ferroviario di Andria e Corato, o dei tanti processi per l’amianto o gli incidenti sul lavoro. “I politici così facendo credono che si accorcino i processi, ma la realtà è che bisogna assumere cancellieri e magistrati”. Nel pomeriggio sempre nel centro di Roma, ma questa volta vicino piazza Campo de’ Fiori hanno organizzato una assemblea stilando una mozione da sottoporre all’attenzione dei politici ma soprattutto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel documento oltre alla riforma delle norme che regolano i tempi della prescrizione per i disastri ambientali e sul lavoro, chiedono, tra l’altro, la modifica delle norme del Codice penale sul reato di disastro, la creazione di una Procura nazionale unica, una sorta di Superprocura come per la mafia, altamente specializzata per i disastri che riguardano reati sulla sicurezza del lavoro, ambientali, calamitosi e anche alimentari e di modificare la legge n.101/2011 che istituisce la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali” eliminando la parola “incuria”, che “minimizza le responsabilità”.