Chieti. Scatta il recupero degli stipendi elargiti indebitamente all’Ater di Chieti, l’ente divenuto tristemente famoso per aver avuto un direttore, Domenico Recchione, che riceveva un compenso doppio di quello del presidente degli Stati Uniti Obama. Sono in corso due inchieste della magistratura, una su presunte tangenti pagate da imprenditori in cambio di appalti, l’altra sulla gestione allegra e gli stipendi d’oro. Il commissario straordinario dell’ente, Antonella Gabini, ha dato l’avvio al procedimento di annullamento degli atti con i quali sono stati concessi aumenti stipendiali ritenuti illegali e che hanno portato all’incredibile cifra di oltre 400 mila euro annui per l’ex direttore, rimosso a seguito del commissariamento e della dichiarazione dello stato di dissesto, e quasi 200 mila per gli altri dirigenti. Questo provvedimento segna l’inizio dell’inevitabile recupero alle casse dell’ente che ipotizza anche possibili azioni di sequestri conservativi per la restituzione di quanto percepito senza averne diritto. Per la Gabini “emergono chiari profili di irregolarità che rendono illegittime in gran parte le delibere, note, atti che hanno determinato il trattamento economico dei dirigenti”. “Successivamente alla richiesta del parere e della relazione citati, sono emerse ulteriori erogazioni in favore del direttore e dei dirigenti che appaiono in contrasto con quanto previsto” dalla normativa regionale, “oltre che sprovvisti di idonea copertura finanziaria e di idoneo provvedimento di attribuzione”. Ecco perché, conclude la Gabini, “si impone la necessità di annullare gli atti”. Il commissario dispone “di dare mandato al direttore, Giuseppina Di Tella, di comunicare al direttore cessato e ai tre dirigenti l’avvio del procedimento” di annullamento dei vari provvedimenti “nonché per procedere, comunque, alla ripetizione dei trattamenti indebitamente percepiti”. Inoltre, l’Ater delibera di assegnare ai tre un termine di 15 giorni “per presentare eventuali memorie e deduzioni”. Infine, viene fatto slittare il termine di sospensione dell’efficacia e dell’esecuzione di tutti quegli atti alla conclusione del procedimento di annullamento.