La sala della Regione in viale Bovio a Pescara è gremita di giornalisti arrivati per ascoltare la verità del presidente Gianni Chiodi sull’inchiesta “Spese pazze”.
11.40 il presidente Chiodi entra accompagnato da alcuni assessori. “Ho deciso di parlare solo dopo aver incontrato i magistrati. Mi sento molto tranquillo. Mi si accusa di aver pagato il biglietto di mia moglie per un viaggio istituzionale in America. Innanzitutto l’invito era rivolto a me e a mia moglie e quindi sarei stato legittimato a pagarlo con i soldi della regione. Ma siccome ritenevo inopportuno pagare con i soldi della regione l’ho pagato con i miei soldi e ho fornito ai magistrati i documenti che ho inviato all’Agenzia di viaggi. Ho chiesto quindi di intestare la fattura per il biglietto mio alla Regione e quello di mia moglie a me.
Chiodi mostra tutti i documenti relativi alle sue missione che gli vengono contestate dai giudici elencando date e luoghi. “Voglio chiarire agli abruzzesi che non ho lucrato su nulla ma ho solo chiesto rimborsi per viaggi istituzionali. Su 197 missioni più lunghe di 8 ore ho chiesto il rimborso per soli 69 pasti. Io non ho il cellulare della Regione ma il mio privato che pago personalmente. non ci può essere accusa più infamante che aver fatto la cresta sulle missioni. Mi viene contestato quindi il biglietto di mia moglie, la questione dell’hotel Sole e missioni per un totale di 29mila euro”.
Il governatore fa degli esempi di viaggi contestati dalla procura come un viaggio a Milano come rappresentante della protezione civile. “Le spese di rappresentanza per legge nel 2012 avevo una dotazione finanziaria di 50mila euro, molto di meno di quello che avevano nel passato, ne ho spesi 5 e ne ho rimandati indietro 45. Nel 2013 ne ho rimandati indietro 47mila e 500. Sono ferito e non ho mai inteso fare la cresta. Il mio silenzio in questi 10 giorni è dovuto al rispetto per la magistratura e alla necessità di dover reperire la documentazione. Posso dimostrare che non mi sono state rimborsate diverse missioni”.
Chiodi non può fare a meno di far riferimento alla così detta “dama” che l’avrebbe accompagnato a Roma e poi avrebbe favorito in un concorso interno alla Regione.
“Gli aspetti personali hanno bisogno di essere chiariti se hanno un riflesso sul mio comportamento istituzionali. La nomina della consigliera di parità è oggetto di un fascicolo della Procura che accerterà che non c’è stato alcun favoritismo. Sarà una questione che verrà verificata”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti Chiodi ha ribadito che: “non ha lucrato sulle spalle degli abruzzesi, sia non facendosi rimborsare molte missioni, sia riducendo il debito della Regione Abruzzo. Per me era importante dimostrare che non mi sono approfittato dei soldi della Regione. Non ho saputo che erano state invertite le carte di credito per il pagamento del biglietto aereo fino a quando non mi hanno notificato l’atto i carabinieri”. Nel caso della stanza all’hotel Sole la differenza tra una singola e una doppia era di 20 euro.