Pescara. “Con le piscine all’aperto ci hanno dato il contentino ma secondo i nostri dati almeno il 20% delle imprese che gestiscono piscine è fallito”. Marco Sublimi, a capo della Coordinamento
Associazioni Gestori degli impianti natatori, tratteggia la crisi che stanno attraversando le piscine costrette al
lungo stop causa Covid e che saranno tra le ultime attività a ripartire: per quelle al chiuso la data è il primo. “Il
danno economico è incalcolabile – continua il Coordinatore – rispetto ai fatturati di una stagione tradizionale
fatichiamo a raggiungere il 30/40 per cento. E molte società sono fallite o falliranno di qui a settembre. Io dico
sempre le piscine stanno affogando serve un salvagente immediato”. “Siamo gli ultimi a riaprire perchè non si
conosce bene il nostro ambiente e il nostro lavoro -continua- non si è partiti dal presupposto che la chiusura
fino al primo luglio riguarda 4 milioni di italiani che sono rimasti fermi, 200 mila lavoratori che stanno a casa,
1.500 aziende che rischiano di fallire – continua Sublimi – si è partiti dal presupposto che le piscine sono
ambienti frequentati da moltissime persone di tutte le età e quindi chiudendo si risolve il problema alla radice”.
“Ci hanno dato il contentino delle piscine all’aperto è fantastico, pensando di risolvere così, certo qualcuno ha
aperto ma clienti zero”, aggiunge ancora amaramente. Dal 24 maggio, secondo le disposizioni del governo per
contenere la pandemia, i gestori hanno potuto aprire le piscine all’aperto, ma a causa delle temperature non
proprio estive di questo maggio i clienti sono stati molto pochi. “Eppure – ribadisce Sublimi – ci sono studi
nazionali europei e mondiali che confermano la sicurezza all’interno degli impianti natatori, rispetto al contagio
da Covid. Questo principalmente grazie alla presenza del cloro in acqua e nell’aria, il cloro è un acido che viene
usato per disinfettare le superfici da batteri e anche dal virus del covid”. Secondo Marco Sublimi la soluzione
potrebbe essere quella adottata dal governatore Solinas in Sardegna. “Sono state calcolati 50 mila euro a fondo
perduto per i 40 impianti sardi. Un provvedimento che ha quanto meno permesso di salvare queste imprese dal
fallimento”, spiega. Il Coordinamento Associazioni Gestori degli impianti natatori chiede al governo
urgentemente di fare lo stesso. “In Italia gli impianti sono 3.000 – conclude Sublimi – significherebbe 150
milioni di euro per salvarli e garantire la possibilità di nuotare a 4 milioni e mezzo di italiani di cui più di 2
milioni e mezzo bambini e adolescenti”.