Chieti. La regione Abruzzo lo scorso 31 agosto ha diffidato il comune di Guardiagrele sulle discariche abbandonate “Brugniti” e “Colle Barone” che nel frattempo sono diventate siti contaminati a tutti gli effetti.
Come è noto, da queste discariche precipitano masse di rifiuti nei calanchi e da questi nel torrente Laio, affluente dell’Aventino, tanto che si stima la presenza di ben 4,5 milioni di mc di terreno misti a rifiuti, praticamente un volume pari a quasi due volte la piramide di Cheope. Ad intervenire e’ la Stazione Ornitologica Abruzzese onlus (Soa). La lettera del dirigente regionale Longhi segue di alcuni giorni la richiesta di accesso agli atti fatta dalla stessa Soa il 22 agosto. Questa invita il comune ad adempiere agli obblighi di legge per le procedure di bonifica, in primis garantendo ogni misura di messa in sicurezza di emergenza MISE dell’acqua sotterranea e poi presentando un progetto di messa in sicurezza permanente MISP o di bonifica. “Lo scandalo dei rifiuti nei calanchi e nel torrente Laio è nota dai primi anni ’90. A gennaio 2008 il Comune di Guardiagrele” si legge in una nota dell’associazione “segnala alla regione la possibile presenza di siti contaminati; nel 2012 deposita una caratterizzazione che evidenzia una pesante contaminazione con vari superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione. I consulenti del comune consegnano relazioni che fanno rabbrividire, con foto inequivocabili della massa di rifiuti precipitata verso valle fino ad arrivare nell’alveo del torrente. Passano altri 4 anni e nella conferenza dei servizi del 15/01/2016 si scrive che: “vista la gravità della situazione, nonché la presenza di inquinanti di natura pericolosa, la presenza di un corso d’acqua superficiale e di una zona particolarmente tutelata, il comune si impegna, contestualmente all’inoltro dell’analisi di rischio, in un’unica proposta di fattibilità di bonifica dei due siti.”. Poco dopo viene effettivamente consegnata dal comune alla regione l’analisi di rischio, manca però la proposta di fattibilità del progetto di bonifica. Le relazioni dei geologi confermano il superamento anche delle concentrazioni soglia di rischio per i seguenti parametri: piombo, manganese, arsenico, aromatici C9-C10, alifatici C9-C18, 1,2,3 e tricloropropano. Pertanto il sito è ufficialmente inquinato. Ci vuole un altro anno” prosegue la nota “per avere l’ufficializzazione dell’approvazione, da parte del Servizio Gestione Rifiuti della regione, di questa documentazione, con determina del 25/05/2017. Sia nel 2016 che nel 2017 ARTA e regione stigmatizzano che: non si è provveduto alla messa in sicurezza di emergenza (MISE) delle aree per l’acqua sotterranea, visto che alcuni limitati interventi realizzati anni addietro si sono rivelati del tutto insufficienti; il comune non ha consegnato un’ipotesi progettuale per la bonifica/messa in sicurezza permanente. Si arriva, quindi, alla diffida del 31 agosto di quest’anno. La situazione è di totale abbandono, con altre masse di rifiuti pronte a cadere nel calanco sottostante. Non capiamo perché non vi siano interventi almeno per fermare l’alimentazione del fenomeno visto che a monte pare abbastanza ragionevole poter operare. Sicuramente più complesso lavorare a valle per l’orografia molto accidentata. A nostro avviso, però, non hanno alcuna scusante i ritardi macroscopici del Comune di Guardiagrele che ha l’obbligo da anni di risolvere questa vicenda. Ovviamente” conclude la Soa “ci riserviamo ogni altra azione una volta terminata la lettura di tutta la documentazione presa ieri alla regione”.