Bussi. Il Forum H2O e la Stazione Ornitologica Abruzzese hanno depositato dettagliate osservazioni alla conferenza dei servizi aperta lo scorso 9 maggio dal Ministero dell’Ambiente sul Sito inquinato di Bussi per chiedere che sia riscritto il Piano di caratterizzazione proposto da ACA e redatto da ARTA per il monitoraggio del sito dei famigerati pozzi S. Angelo.
Ricordiamo che questi pozzi, posti 2,5 km a valle del polo chimico, fino al 2007 hanno rifornito di acqua i rubinetti di tutta la Val Pescara per poi essere chiusi per la contaminazione riscontrata a seguito delle denunce delle associazioni.
Quello del campo pozzi S. Angelo è un elemento chiave della storia del sito di Bussi sia perché l’acqua è stata la principale fonte di esposizione per la popolazione della Val Pescara che si è vista riversare fino al 2007 direttamente dai rubinetti un mix di contaminanti derivanti dal polo chimico, dal tetracloroetilene all’esacloroetano passando per il tetracloruro di carbonio, sia perché è uno dei “punti caldi” per il calcolo del danno ambientale nell’ambito della causa per la richiesta di risarcimento da oltre 1 miliardo di euro attivata dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Abruzzo nei confronti di Edison.
La caratterizzazione è un momento fondamentale per ricostruire esattamente lo stato della contaminazione e ottenere la bonifica.
Le organizzazioni hanno evidenziato quelle che ritengono come una serie di pesanti carenze della proposta:
1)non vi è una ricostruzione dettagliata della geologia di questa porzione di territorio, fondamentale per individuare eventuali corpi rocciosi che abbiano trattenuto la contaminazione come avvenuto nella discarica Tremonti dove una particolare lente di roccia ha fatto sostanzialmente da “spugna” rispetto ai solventi clorurati. Senza una ricostruzione 3D di dettaglio non è possibile indirizzare la redazione di un piano di caratterizzazione idoneo a descrivere esattamente lo stato di contaminazione del sito.
2)Il numero e la localizzazione dei prelievi per le acque sotterranee è assolutamente scarso e inidoneo a restituire la reale situazione di contaminazione lungo la verticale dei pozzi, profondi decine di metri e solo in parte fenestrati (quindi per giunta in parte inidonei a campionare la stratificazione della contaminazione in maniera dettagliata);
3)la proposta di Piano si basa anche su una serie di analisi preliminari prive di attendibilità in quanto condotte senza rispettare le modalità imposte dal Testo unico dell’Ambiente (spurgo ecc.) e senza conoscere esattamente le caratteristiche dei singoli pozzi e il contesto geologico in cui sono stati perforati;
4)si propone di perforare un unico (!) nuovo piezometro di controllo delle acque sotterranee, peraltro poco profondo. Con un unico punto non si potrà ricostruire alcun modello tridimensionale di dettaglio (almeno di ordine decametrico) della distribuzione della contaminazione, anche per l’individuazione di eventuali lenti di roccia che possano aver svolto la stessa funzione che abbiamo visto alla Tremonti.
5)Serve un numero idoneo di piezometri sufficientemente profondi realizzati appositamente per il monitoraggio posti su entrambe le sponde del fiume Pescara (i pozzi infatti si distribuiscono sulle due sponde), scavati a monte, a valle e all’altezza dei pozzi stessi.
Invitiamo tutti gli enti coinvolti nel procedimento, dal Ministero alla Regione Abruzzo, passando per ASL, ISPRA e Istituto Superiore di Sanità, a richiedere tutti gli approfondimenti indispensabili per restituire una descrizione dettagliata e inoppugnabile dello stato di contaminazione del sito, coerente con quanto richiesto dal Testo Unico dell’Ambiente e idonea a obbligare quelli che saranno ritenuti responsabili della contaminazione a provvedere a tutte le bonifiche eventualmente necessarie.