L’Aquila. Buone notizie per lo storico ristorante aquilano Tre Marie: lo aveva rilevato, prima del terremoto del 2009, acquistando l’intero immobile nel cuore della città, ma il sogno di rilanciare il locale, per decenni icona della gastronomia e frequentato anche da Fellini, ha rischiato di infrangersi prima a causa del sisma, poi per un tentativo di ‘scippo’ e trasferimento del marchio ad opera di un’impresa industriale, che ha ottenuto una prima sentenza favorevole per il non uso del brand per ‘disinteresse della proprietà’. Nei giorni scorsi l’incubo è finito per l’imprenditore aquilano Alido Venturi, che con la Gioel Holding è subentrata alla famiglia Scipioni, e l’ambizioso progetto, dopo anni, potrà vedere la luce: i giudici della Quarta Sezione d’Appello dell’Euipo, il Tribunale Europeo della Proprietà Intellettuale con sede in Spagna, ad Alicante, hanno rigettato in secondo grado l’istanza di interdizione dall’uso del marchio Tre Marie in Classe 43 (servizi di ristorazione) in ragione della sua prolungata inutilizzazione a seguito del sisma del 6 aprile 2009.
L’azione giudiziaria, intentata dallo Studio legale HGF Limited di Leeds “nell’evidente interesse di un’importante impresa industriale, rimasta anonima”, si basava sull’assunto che l’inattività dipendesse dal disinteresse della proprietà. Il Tribunale europeo ha accolto pienamente la tesi difensiva di Venturi, amministratore di Gioel Holding, presentata dai legali Lucia Granieri e Massimo Cimoli dello Studio De Simone & Partners di Roma, specializzato nella tutela internazionale di marchi e brevetti, e dall’avvocato aquilano Luciano Dell’Orso. “Nessuno cancellerà le Tre Marie dalla storia e dalla vita dell’Aquila – spiega Venturi – Il Tribunale ha riconosciuto che non abbiamo potuto riattivare la proprietà del ristorante, come pure del palazzo, sua sede dall’inizio del secolo scorso, a causa dei gravissimi danni subiti dall’edificio, dall’intero aggregato e da attrezzature e arredi. Ad avanzare l’istanza è stato uno studio legale inglese, soggetto che deve necessariamente aver agito per conto di qualcuno che ha preferito restare nell’anonimato. Riteniamo che la sentenza, prima ancora di accogliere le nostre ragioni di diritto, abbia affermato un principio di etica imprenditoriale che dovrebbe ispirare chiunque faccia impresa”. L’imprenditore ora guarda al futuro: “Dopo aver perso diversi anni, appena tornati nella disponibilità dell’immobile ci siamo messi all’opera per recuperare un’attività che non andrà perduta: prestissimo riapriremo un cocktail bar/caffetteria che, come un ponte che conduce a ritroso nel tempo, auspichiamo possa avvicinare i più giovani al Ristorante, che tornerà a vedere la luce nei mesi successivi”.