L’Aquila. La Guardia di Finanza dell’Aquila ha eseguito un sequestro preventivo per l’equivalente di quasi 5 milioni di euro nei confronti della società aquilana Accord Phoenix, operante nel settore del trattamento e smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (detto Raee): tre dirigenti sono indagati con l’accusa di indebita percezione di contributi statali. I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza dell’Aquila hanno sequestrato conti correnti, partecipazioni societarie, immobili e macchinari nei confronti della società e dei tre responsabili pari alla somma degli stati di avanzamento lavori già percepiti.
Il provvedimento è giunto al termine delle complesse indagini delegate dal Sostituto Procuratore della Repubblica dell’Aquila, David Mancini, finalizzate a riscontrare la sussistenza dei requisiti per accedere al contributo post-sisma per il sostegno alle attività produttive attraverso Invitalia per complessivi ad 10.725.000 di euro, percepito in quote collegate agli stati di avanzamento lavori per la realizzazione di un progetto del valore economico di oltre 35 milioni di euro in uno stabilimento nel tecnopolo d’Abruzzo con l’acquisto della proprietà e con l’assunzione di una cinquantina di persone. Un insediamento ex novo voluto dall’allora sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che ha provocato più di una polemica. Si tratta di finanziamenti pubblici per il rilancio dei territori terremotati stanziati a seguito del sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009.
Le indagini avrebbero evidenziato che i responsabili della Accord Phoenix Spa avevano falsamente attestato di possedere, tra l’altro, “quei requisiti minimi di innovazione tecnologica e di durevole capacità economica previsti dal bando di Invitalia. Secondo le Fiamme Gialle, nonostante le attestazioni formulate dalla beneficiaria, l’azienda non sarebbe stata in possesso del necessario “know how” nello specifico settore del trattamento dei rifiuti, carente di un’adeguata organizzazione e di macchinari ad alta innovazione tecnologica. L’impresa sarebbe anche risultata inadempiente alle disposizioni di legge vigenti in materia di tutela e sicurezza del lavoro.