L’Aquila. La sospensione dei piani sanitari delle Regioni interessate dagli eventi sismici dell’Aquila del 2009 e di quelli del Centro Italia del 24 agosto, 30 ottobre 2016 e 17 gennaio 2017, in particolare con la proroga da 48 a 72 mesi della chiusura e del depotenziamento di alcuni presidi ospedalieri all’Interno del cratere del terremoto e nelle immediate vicinanze, tra cui gli ospedali di Popoli, Atessa, Guardiagrele, Ortona, Tagliacozzo, Atri e Sulmona: l’ istanza è contenuta in uno degli emendamenti presentati dal deputato abruzzese di Forza Italia eletto nel collegio della provincia dell’Aquila Antonio Martino, nell’ambito del decreto Terremoto approvato dal governo precedente, in attesa di cominciare l’esame del Parlamento.
Il declassamento dei presidi sanitari è stato stabilito dal Commissario alla sanità, Luciano D’Alfonso, nel periodo, finito lo scorso anno, in cui la Regione Abruzzo è stata sottoposta al piano di rientro da parte del Governo nazionale per il deficit sanitario. L’altro emendamento invece riguarda le misure per la salvaguardia dei livelli occupazionali nelle zone colpite dai terremoti attraverso un meccanismo di obbligo all’Ente Appaltante di introdurre negli avvisi o bandi, nei criteri di aggiudicazione dell’offerta, “tra le caratteristiche sociali di cui all’ art. 95 comma 6 del D. Lgs. 50/2016, l’apertura e/o il mantenimento di sedi operative occupanti almeno il 10% del personale complessivo utilizzato per i lavori/servizi appaltati, in una delle zone di cui al comma 2 del presente articolo, per l’intera durata dell’appalto”. “Sono misure che devono essere considerate perché attengono ai servizi sanitari e all’occupazione nelle zone terremotate che, a dispetto dei fondi ingenti per la ricostruzione, sono in difficoltà e alla ricerca della ricetta per porre le basi per il rilancio”, spiega Martino. Il parlamentare aveva già presentato un emendamento riguardante la vicenda delle tasse sospese dopo il sisma dell’Aquila a imprese e partite iva e poi richieste dalla Commissione europea che
considera le somme aiuti di stato: nella istanza è previsto l’innalzamento del cosiddetto “de minimis” da 200mila a 500mila euro, misura che toglierebbe moltissimi operatori economici dalla lunga lista delle 350 imprese e professionisti chiamati a restituire le tasse sospese.