L’Aquila. Una pioggia triste ha fatto da cornice all’Aquila all’ottava ricorrenza del terremoto del 6 aprile 2009, che ha distrutto la città, e celebrata oggi con iniziative religiose e sportive, dopo la fiaccolata di ieri sera con oltre cinquemila partecipanti. Clima dimesso, con le bandiere a mezz’asta e listate di nero sugli edifici pubblici per il lutto cittadino, e chiusura per 2 ore disposta dal sindaco, Massimo Cialente, in memoria delle 309 vittime del sisma, degli esercizi commerciali e dei locali pubblici dell’intero territorio comunale. Chiusura che è valsa anche per i cantieri della ricostruzione.
Il maltempo non ha fermato la seconda edizione della manifestazione ‘Insieme di corsa per L’Aquila’, con mille allievi delle Fiamme Gialle impegnati in una corsa su strada non competitiva per confermare il legame tra la cittadinanza e la Scuola ispettori e sovrintendenti che ospitò tutti gli uffici pubblici nei primi giorni del postsisma, il G8 dei capi di Stato e di governo e anche centinaia di sfollati. La corsa di otto chilometri è partita dal campo sportivo della scuola di Coppito, al mercato di Piazza d’Armi si sono aggiunte decine di podisti civili, per terminare, tutti insieme, in Piazza Duomo.
Qualche ora prima, un’altra corsa commemorativa, a staffetta, organizzata dai familiari delle vittime, ha corso da Castelnuovo per attraversare i centri di Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne’ Vestini, Villa Sant’Angelo, Fossa, Monticchio e Onna per terminare sempre nella piazza principale del centro. Numerose, infine, le celebrazioni religiose promosse dalla Curia aquilana, tra cui quella alla chiesatenda di Santa Maria del Soccorso, presso il cimitero, dove sono in corso i lavori di ricostruzione dell’edificio sacro, presieduta dall’arcivescovo emerito, monsignor Giuseppe Molinari.
In campo anche la Polizia con la sua fanfara. Da parte sua l’arcivescovo dell’Aquila mons. Giuseppe Petrocchi, dopo le parole dell’omelia alla messa notturna, a Radio Vaticana esorta la città a non perdere la sua anima cristiana. “Se la città, per ipotesi, venisse perfettamente rifatta nelle sue strutture architettoniche ma perdesse la sua anima cristiana e culturale dice mons. Petrocchi diventerebbe un semplice aggregato di persone. Di conseguenza, occorre che la grande tradizione spirituale e culturale che L’Aquila ha, venga non solo custodita ma potenziata”. E in merito al susseguirsi delle scosse, mons. Petrocchi evidenzia che “questa riedizione di un evento traumatico ha prodotto sconquassi interiori: io parlo di faglie non solo geologiche, ma anche psicologiche, sociali. Solo chi sta sul posto capisce come l’evento terremoto possa determinare problemi profondi di rapporto con sé e con il mondo che circonda. C’è bisogno di mobilitare tutte le energie per dare risposte forti e capaci di ricostruire un futuro carico di speranza”.