Roma. “Stiamo costruendo un quadro chiaro rispetto allo stato d’emergenza anche se è evidente che continua a non piovere e non sarà la decretazione di emergenza a risolvere il problema”. Così il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. “Pochi gli strumenti di intervento e va portato a livello centrale, con un tavolo di coordinamento, tutto il quadro delle decisioni per evitare che vi siano tra settori diversi e tra zone diverse del Paese guerre dell’acqua”.
La legge già individua le priorità prima gli usi civili, poi l’abbeveraggio degli animali, quindi l’agricoltura e dopo l’industria.
Però, aggiunge Patuanelli, “dobbiamo metterci nella prospettiva che questa non è un’emergenza di quest’anno e dobbiamo adoperarci per risolvere strutturalmente” la crisi idrica. Secondo il ministro è necessario aumentare la capacità di captazione con un piano invasi di piccole dimensioni che consentono anche produzione di energia.
Ma, avverte Patuanelli, “siamo in gravissimo in ritardo anche per la frammentazione delle competenze che non agevola la programmazione e non possiamo pensare” che per queste cause “non si arrivi a meta”. Serve un Commissario? No, risponde Patuanelli. Un organismo di coordinamento sì, ma credo, sottolinea “non si possa continuare ad affrontare i problemi del Paese attraverso strutture commissariali di emergenza deve essere fatto una seria programmazione con strumenti ordinari”.
Anche per la situazione siccità. “La decretazione dello Stato d’emergenza non significa che automaticamente ho l’acqua dappertutto”. “Noi – conclude Patuanelli – dobbiamo invece avere la capacità di spesa. Abbiamo delle risorse per l’efficientamento delle infrastrutture esistenti, perchè il range temporale del Pnrr è troppo breve per impianti nuovi. Il problema è che sono vent’anni che questo in questo Paese non si fa niente per tutelare la risorsa idrica”.



