Gagliano Aterno. “Parallelamente al progetto Neo di riattivazione della comunità e di popolamento, abbiamo attivato a Gagliano Aterno una serie di servizi per gli abitanti, come il trasporto gratuito con pullmino da 16 posti diretto, una volta a settimana, al distretto sanitario e al mercato più vicino, quello di Castelvecchio Subequo, il paese più grande della nostra Valle; ma l’esperienza che ci ha dato ancora più soddisfazione è stato il servizio di navetta per accompagnare le persone al cinema o al teatro di Sulmona una volta al mese.
È stato bellissimo perché le persone hanno usufruito più di questo servizio di quello per mercato e distretto sanitario, a dimostrazione del fatto che spesso viene un po’ sottovalutato, nei nostri paesi, il diritto all’accesso alla cultura”. Così all’ANSA Luca Santilli, sindaco di Gagliano Aterno, anticipando quello che sarà il suo intervento oggi al terzo incontro della “Scuola dei piccoli comuni”, progetto di formazione e confronto sulle aree interne, organizzato dal Comune di Castiglione Messer Marino. Un appuntamento incentrato sull’esperienza di Gagliano Aterno non solo per quello che è stato il progetto Neo di “Mim – Montagne in movimento”, che negli ultimi anni ha favorito l’arrivo nel paesino della Valle Subequana di circa 20 nuovi abitanti e l’apertura in corso d’opera di cinque nuove attività, ma anche il progetto “Gagliano welFARE” di attivazione di servizi da parte dell’amministrazione sulla base dei bisogni espressi dagli abitanti nel corso di assemblee pubbliche. “Ma abbiamo messo in piedi, anche grazie ai neo abitanti, il servizio di spesa a domicilio – prosegue infatti Santilli – Per l’infermieristica di prossimità avevamo un progetto, ma abbiamo trovato difficoltà nel reclutare professionisti per farli venire sul posto: ci siamo resi conto che in questo campo serve una connessione tra Comuni e servizio sanitario regionale”. “Fondamentale è che questi servizi li hanno scelti i cittadini, non siamo stati noi amministratori a calarli dall’alto, ma abbiamo fatto assemblee pubbliche dove le persone ci hanno detto i loro bisogni e noi abbiamo cercato di interpretarli”.