L’Aquila. “La scritta comparsa sui muri del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila (‘gay nei forni’) è un atto di inaudita gravità che offende l’intera comunità accademica e cittadina. Esprimiamo la nostra più ferma condanna verso questo gesto ignobile, segno di un’intolleranza che non può e non deve trovare spazio nelle nostre istituzioni e nei nostri luoghi di formazione”.
Lo dichiarano il senatore del Partito Democratico Michele Fina, il capogruppo dem in Consiglio comunale a L’Aquila Stefano Albano e il segretario cittadino del Pd Nello Avellani, il segretario regionale dei Giovani Democratici Saverio Gileno e la responsabile Diritti del PD Abruzzo Marielisa Serone D’Alò.
“La città dell’Aquila e la sua università devono rispondere con forza a questo episodio vergognoso – prosegue Fina – da ex studente dell’ateneo aquilano so quanto sia prezioso il ruolo dell’università come luogo di crescita, confronto e inclusione. Per questo, riteniamo indispensabile che anche il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, prenda una posizione netta di condanna, per ribadire che la nostra città non è e non sarà mai terreno fertile per l’odio”.
Albano e Avellani aggiungono: “L’Aquila ha già visto troppe volte il riemergere di messaggi violenti e discriminatori. Il Consiglio comunale non può restare indifferente: serve una risposta chiara e condivisa per ribadire che la nostra comunità respinge ogni forma di odio e intolleranza; presenteremo un ordine del giorno di condanna”.
Il segretario dei Giovani Democratici, Saverio Gileno, sottolinea inoltre “l’urgenza di una legge regionale contro le discriminazioni e la violenza, che sia un argine forte e concreto contro episodi come questo. L’Abruzzo deve dotarsi di strumenti adeguati per prevenire e contrastare ogni forma di odio. La Regione non può più tergiversare: servono risposte legislative immediate”.
Conclude Marielisa Serone D’Alò, responsabile Diritti del PD Abruzzo: “Di fronte a un atto così vile e inaccettabile non possiamo limitarci alla condanna, soprattutto se pensiamo al fatto che dall’inizio del 2025 abbiamo già registrato in tutta Italia un’aggressione omofoba ogni sei giorni, implicando questo che ce ne sono moltissime altre che rimangono nell’ombra. Per questo ci aspettiamo che le istituzioni locali facciano sentire la loro voce, perché il silenzio di fronte a certi atti è inaccettabile e se protratto diventa complice. È necessario un impegno concreto per promuovere una cultura del rispetto e della dignità, per l’autodeterminazione”.