Roma. Ascoltato ieri, 24 ottobre, dinanzi alla Commissione bicamerale di inchiesta deputata a indagare sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) ed Emanuela Orlandi (22 giugno 1983), il poliziotto Bruno Bosco. Avrebbe assistito all’incontro di Emanuela con lo sconosciuto denominato “l’uomo dell’Avon”, il giorno della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana. L’audizione presso l’organismo presieduto da Andrea De Priamo, su richiesta dello stesso Bosco, è stata secretata.
All’epoca della scomparsa, Bosco era Sovrintendente capo della Polizia addetto alla sicurezza del Senato. Interrogato tre giorni dopo il fatto, rivela all’agente del Sisde Giulio Gangi, morto nel 2022, di aver visto fermarsi proprio davanti al civico 5 di Palazzo Madama, una BMW verde chiaro. Dall’auto sarebbe sceso un uomo sulla trentina con i capelli radi e biondi. Questi si sarebbe quindi avvicinato a una giovane la cui descrizione sembrerebbe corrispondere a quella di Orlandi, mostrandole un cofanetto verde militare, contenente dei cosmetici. Sul coperchio dell’oggetto sarebbe stata visibile la lettera A.
Due anni dopo, ascoltato dal giudice istruttore Ilario Martella intenzionato verificare quanto riferito da Bosco nella Relazione di servizio del 28 giugno 1983 al Dirigente della squadra Mobile di Roma, il poliziotto non avrebbe fatto riferimento a un cofanetto, ma un tascapane con la scritta Avon.[1]
Quanto riportato sembrerebbe comunque concordare con la deposizione del vigile urbano Alfredo Sambuco, deceduto da tempo, che il 22 giugno 1983 si trovava a sua volta in servizio presso il Senato.
Rispondendo alle domande rivoltegli da Pietro Orlandi proprio a ridosso della scomparsa, l’agente riferisce di una ragazza che incontra ogni giorno, dai lunghi capelli neri, bassa di statura, che indossa sempre dei jeans e ha uno zainetto in spalla. Dichiara di averla vista parlare, il 22 giugno, con un uomo sui trentacinque anni, biondo, con capelli radi, dal viso allungato, alto circa un metro e ottanta, longilineo. Un uomo sceso da una BMW scura lasciata in divieto di sosta. Il vigile gli si avvicina per sollecitarlo a spostare l’auto. Sambuco sembra notare che lo sconosciuto ha con sé una borsa Avon contenente prodotti cosmetici.
Nel verbale di un successivo interrogatorio del vigile, tenutosi il 18 ottobre 1985 dinanzi al magistrato Martella, si legge però quanto segue: “MARTELLA: Lei, nella relazione di servizio, ha affermato che l’uomo di che trattasi [lo sconosciuto con la BMW, ndr] mostrava alla ragazza una borsa contenente presumibilmente cosmetici; specifichi se su tale borsa risultasse apposta qualche scritta, e in base a quali elementi lei ha presunto che nella borsa fossero contenuti dei cosmetici. SAMBUCO: Sulla borsa in questione non ricordo di aver notato alcuna scritta; ho presunto che l’uomo commerciasse in cosmetici, dal momento che faceva notare alla ragazza dei campioni che richiamavano tale tipo di prodotti.”[2]
A breve la Commissione di inchiesta sentirà, con riferimento al caso Orlandi, il musicista Alberto Laurenti, altro allievo della scuola di musica frequentata da Emanuela, e l’avvocata Paola Chiovelli, che assiste la cugina di Katy Skerl, la diciassettenne rinvenuta strangolata in un vigneto di Grottaferrata, vicino a Roma, il 21 gennaio 1984 e il cui omicidio, secondo alcuni, sarebbe da porsi in relazione appunto con la scomparsa della Orlandi e di Mirella Gregori.
[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/25/emanuela-orlandi-secretata-laudizione-del-poliziotto-che-la-vide-con-luomo-dellavon-il-primo-grande-depistaggio-di-questa-storia/7743082/
[2] https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-il-vigile-sambuco-disse-e-don-vergari-oggi-dice-perdono-ma-2214955/