Roma. Parla Roberto Morassut, il vicepresidente della Commissione bicamerale di inchiesta preposta a indagare sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983.
“Adescamento”
In alcune dichiarazioni riportate nei giorni scorsi da Fanpage, Morassut ha fatto riferimento a quello che, considerati gli accertamenti finora espletati dalla Commissione, risulterebbe a suo giudizio lo scenario di indagine maggiormente credibile, “la pista del rapimento a scopo sessuale”.
“Adescatori professionali in un quadro criminale che si nutre di denaro e sesso”, ha spiegato. “Dietro alla scomparsa c’è una verità semplice quanto terribile.”
Dietro alla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana, prosegue il vicepresidente dell’organismo bicamerale, potrebbe celarsi qualcosa di cattivo e ancora operante: “Cercare la verità su di loro non è un gioco di società, non stiamo risolvendo un giallo, ma un dovere morale e insieme politico di un intero Paese. È un lavoro difficile dopo tutti questi anni, ma il bilancio è positivo, grazie anche ai consulenti della commissione. Peccato aver perso professionisti del calibro di Andrea Purgatori e Fiore de Rienzo, sempre in prima linea sul caso.”
La Commissione sta ricostruendo i vari, possibili scenari da percorrere, dall’intrigo internazionale al ricatto legato agli ambienti della malavita romana. “Io, personalmente”, ha precisato Morassut, “tendo a dare maggiore credibilità a quella di un rapimento a scopo sessuale, non ancora chiaro se in ambiente vaticano. Ma sono pronto a ricredermi davanti ad elementi diversi. Non tralasciamo neppure la pista inglese presentata da Pietro Orlandi.”
A proposito delle audizioni di persone potenzialmente utili all’acquisizione di elementi rilevanti a livello investigativo, “molte sono secretate, come richiesto dalle stesse persone convocate”, ha spiegato. “In alcuni casi ci sono lacune dovute al tempo che è passato. Qualora non dovessimo trovare convincenti alcune audizioni, riesamineremo alcune testimonianze.”
“Stessa fonte criminale”?
E, a proposito della scomparsa di Mirella Gregori, da quanto sembrerebbe finora emerso dal lavoro di indagine svolto dalla Commissione, non sembrerebbe sussistere una correlazione con quella di Emanuela. “Però io credo che, nonostante si tratti di due situazioni diverse, possano essere legate da una stessa fonte criminale”, ha ipotizzato Morassut.
L’amico dell’agente del Sisde
La Commissione ha appena ascoltato, tra gli altri, Marino Vulpiani, biologo, conoscente di Federica, sorella di Emanuela Orlandi, e amico di Giulio Gangi, all’epoca dei fatti agente del Sisde, che aveva svolto a sua volta indagini sulla scomparsa della quindicenne. Vulpiani ha smentito di essere stato, a sua volta, legato ai Servizi, voce circolata in quel periodo.
“Purtroppo”, ha detto Vulpiani, “il giornalismo investigativo fa questo, negli anni Novanta ho denunciato persino la Rai perché non era vero.” Un membro della Commissione gli ha chiesto se abbia comunque fatto domanda per entrare al Sisde: l’uomo ha raccontato che Gangi aveva “insistito” in tal senso e “andai una volta e parlai con una persona, ma mi dissero: ‘Lei è stato riformato’.”
La sua amicizia con Gangi aveva forse indotto i cronisti di allora a confonderlo con un tale “Martocci”, effettivamente collega del giovane agente. “Loro lavoravano sempre in coppia, stavano sempre a casa degli Orlandi tanto che la famiglia non li sopportava più, era infastidita.”
“Lì a Torano [frazione di Borgorose, in provincia di Rieti, località in cui la famiglia Orlandi e quella di Vulpiani erano solite trascorrere la villeggiatura, ndr] c’era una certa Monica Meneguzzi [cugina di Emanuela, Pietro, Natalina e Federica Orlandi, ndr]. […] Insomma, Gangi era innamorato di questa Monica”, “lei zero, quando successe la cosa di Emanuela, a lui non gli pareva vero per farsi notare da Monica.”
Tratta delle bianche?
Vulpiani conosceva Emanuela? “Ho un ricordo vago, solo l’immagine di lei che mangiava un gelato, non ci frequentavamo, io ero in un altro gruppo a Torano.”
Vulpiani ha accompagnato Gangi a casa Orlandi subito dopo la scomparsa di Emanuela? Dai verbali dell’epoca risulta che Ercole Orlandi, padre della ragazza, aveva dichiarato che nella tarda serata di “domenica 26 giugno 1983, cioè quattro giorni dopo la scomparsa di mia figlia e dopo le telefonate di Pierluigi”, si erano presentati “Marino Vulpiani e Giulio Gangi.” Vulpiani dinanzi alla Commissione: “Mi ricordo che io accompagnai Gangi e non si riusciva a parcheggiare, io l’ho accompagnato fuori, non mi ricordo di essere mai entrato, loro stavano dentro il Vaticano, poteva essere il giorno stesso della scomparsa.”
“Non mi ricordo se sono entrato in casa oppure no”, ha continuato, “potrebbe essere pure, ma io ho il buco. Gangi mi disse, ah guarda, è scomparsa sta ragazzina, lui andava secondo me in qualità di agente segreto, io potrei anche essere entrato ma non me lo ricordo, mi ricordo che non si parcheggiava.”
A che titolo lo accompagnava? “Mi disse ‘accompagnami così mi presenti che sono agitati’.” “Io a 20 anni non conoscevo il Vaticano, sapevo San Pietro ma per il resto non sapevo neanche dove stava.”
Vulpiani ha ricordato inoltre che Gangi gli avrebbe riferito di accertamenti da lui espletati su un’auto BMW Touring, vista da un vigile urbano a ridosso della scomparsa di Emanuela. “Mi disse che [il vigile, rintracciato e interrogato, ndr] era una persona scortese, il vigile gli disse che anche lui aveva una figlia e forse la Orlandi come la figlia era scappata con un tizio, gli disse vedrai che questa è la stessa cosa.” “Poi, quando tornò in ufficio, ci fu un macello, gli dissero che non si doveva permettere di parlare con queste persone, persone che loro conoscevano bene.”
Gangi ipotizzava, stando alle dichiarazioni dell’amico, che la scomparsa di Emanuela potesse porsi in correlazione con la tratta delle bianche, ma “brancolava nel buio, con il suo partner facevano indagini su indagini ma non venivano a capo di nulla.”
Il Vaticano e la “fiction”
Alla fine dell’audizione, i commissari hanno infine chiesto a Vulpiani se ha formulato un’ipotesi su ciò che potrebbe essere accaduto a Emanuela Orlandi. “Il Vaticano, c’è stato qualcosa lì”, ha affermato, peraltro precisando che “la mia idea ce l’ho dalle fiction e non riesco ad avere altre idee.”