L’Aquila. “Non siamo preoccupati per le scosse dell’altra notte, che non ho neanche sentito, perché in caso di emergenza siamo attrezzati e comunque sappiamo di dover convivere con i terremoti. Qui la preoccupazione c’è per la mancata ricostruzione per i terremoti che già abbiamo subito e per l’assoluto abbandono da parte dei governi”. A lanciare l’allarme su una ricostruzione che segna il passo nel suo comune e nell’alta Valle dell’Aterno è il sindaco di Capitignano (L’Aquila), Maurizio Pelosi. Il primo cittadino interviene dopo l’improvviso sciame sismico della notte tra domenica e lunedì, con la scossa più forte di magnitudo 2.9.
La zona è stata colpita sia dal terremoto dell’Aquila del 2009 sia da quelli del 2016 e 2017. “Una situazione”,
spiega Pelosi, “che ormai è di immobilismo acclarato. La ricostruzione è sempre ferma e possiamo dire con
certezza di essere stati abbandonati dai governi degli ultimi anni”. “A quasi dieci anni dal terremoto dell’Aquila”, continua Pelosi, “parecchi aggregati da ricostruire sono ancora fermi. Ed è ferma anche la ‘piccola’
ricostruzione post-sisma 2016. Questo significa spopolamento, danni economici, con il paradosso che a Capitignano ci sono un piano di protezione civile approvato da pochi mesi e una struttura pronta per essere
utilizzata in caso di emergenza. Quello che manca, però, è la ‘normalità’ della ricostruzione”.
“Certo”, commenta infine con ironia, “siamo in campagna elettorale per le regionali e quindi qualcosa può sempre
succedere, ma fino ad oggi non si è mosso nulla. La realtà è questa”. Nei giorni scorsi un gruppo di donne per
protestare contro il blocco della ricostruzione in due giorni ha percorso a piedi oltre 50 chilometri, da
Campotosto all’Aquila, nella sede della prefettura, dove sono state ricevute dal prefetto, Giuseppe Linardi.