Luco dei Marsi. “Stop alla violenza sulle donne, gonfiabili e non”, e poi hashtag violenza sulle donne, giornata mondiale della donna, in italiano e in inglese. Subito sotto, il commento del ragazzo che nel video tiene una bambola gonfiabile ferma sulle gambe, mentre un altro le tira uno schiaffo sulla faccia: “Non c’è lo stavo a mette al c*** giuro”.
Perché in rete e sui social questi ragazzini si sentono forti e fanno i bulli ma, allo stesso modo, le regole della grammatica non le conoscono.
È approdato su Instagram un nuovo account in cui un gruppo di giovani di Luco dei Marsi fanno video e pubblicano immagini che li ritraggono bere, atteggiarsi da bulli, dove prendono in giro il marocchino al tavolo del bar mentre gratta un biglietto, canzonandolo perché ha delle ciabatte ai piedi… Chissà magari lui è stato a Fucino tutto il giorno e i piedi li avrà gonfi perché ha lavorato. Chissà…
Dove per il 25 novembre pubblicano la stessa bambola gonfiabile pubblicizzata qualche giorno prima con “Commenta la prima cosa che ti viene in mente guardando questa foto” e tanto di risposta: “Perché piaccio alla tua tr***”. Perché i social aprono tutto a tutti e rendono forti e potenti. Contro le donne ma anche contro i giornali e il direttore di Marsicalive.
Perchè nello stesso account ci sono anche meme e vignette di sfottò rivolti a Marsicalive e al direttore Francesco Proia. Con la pubblicazione anche di una pistola e la scritta “Armi a Luco dei Marsi”, con tanto di “Denunciateci”. Con i selfie con le facce dei responsabili che non hanno paura di niente. Che non sanno evidentemente cosa sia una minaccia né tantomeno che una minaccia, aggravata dal fatto che sia stata fatta su un social network, sia un reato. Un reato grave per cui ci sono pene severe. Esiste la legge e chi la fa rispettare.
Ma evidentemente questi giovani di Luco dei Marsi che onorano il 25 novembre con un bello schiaffone sulla faccia della donna – bambola gonfiabile non lo sanno.
Perché il “rancore” contro Marsicalive e il direttore Proia? Perché il giornalista ha firmato un servizio in cui raccontava di sangue sulle scale e non si è mai tirato indietro a scrivere di cronaca che ha interessato il suo paese: quando si è trattato di risse, botte, liti, lo ha sempre fatto. Nonostante si trattasse del suo paese, perché per i “giornalisti”, quelli veri, il “nonostante” non esiste. Anche quando qualche volta poi quello che si scrive non piace nemmeno alla politica.
E allora ecco un nuovo caso di bullismo e di minacce che va fermato. Con una denuncia alle autorità competenti. Intanto, per ora, indignazione e la “denuncia” pubblica sulla stampa.
Solidarietà della redazione al direttore Francesco Proia.