Pescara. “L’importante è che alla fine sia emerso quanto accertato dalle indagini, cioè che erano state pagate tangenti per operazioni che non prevedevano il pagamento di corrispettivi, e purtroppo tutto questo andava a incidere, ed è il lato più vergognoso della vicenda, su un settore malato come quello della sanità, in quel momento in condizioni gravissime, tanto che in molti ospedali i pazienti si dovevano portare garze, bende e medicine da casa, perché gli ospedali non avevano il danaro sufficiente, e intanto c’era qualcuno che lucrava sui malanni degli altri”. Ha così dichiarato Nicola Trifuoggi, l’ex procuratore capo di Pescara, a dieci anni dagli arresti nell’ambito dell’inchiesta sulla Sanitopoli abruzzese, di cui era titolare insieme ai sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli.
Il 14 luglio 2008 la Guardia di Finanza arrestò l’allora presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, e con lui, tra gli altri, assessori, ex assessori, consiglieri regionali e alti funzionari. Le accuse, a vario titolo, erano associazione a delinquere, truffa, corruzione e concussione, in relazione alla gestione dei rapporti tra governo regionale e sanità privata in Abruzzo. Nei giorni successivi molte furono le critiche all’operato della magistratura pescarese. “Eravamo consapevoli del clima politico del tempo e nel corso delle indagini ci furono pesanti tentativi di condizionamento non andati a buon fine, quindi sapevamo cosa aspettarcii”, conclude Trifuoggi. “Le critiche vanno sempre bene, ciascuno ha diritto di esprimere la propria opinione, ma ciò che mi infastidì e mi stupì è che sia io sia alcuni miei collaboratori, magistrati e appartenenti alla polizia giudiziaria, fummo oggetto di attacchi di tipo personale”.