L’Aquila. “Circa 78 milioni di euro di tagli sulla Sanità per colmare un buco economico che nel 2021, se si continua su questa strada, raggiungerà i 70 milioni di euro, nonostante i fondi messi a disposizione dal Governo mostrano un incremento costante di circa 15 milioni di euro l’anno (2019 FSR 2.453,5 mln – 2020 FSR 2.468,2 mln – 2021 FSR 2.482,9 mln). Tagli trasversali che si traducono in diminuzione dei ricoveri, meno farmaci ospedalieri (taglio previsto 15 mln), meno farmaci convenzionati (taglio previsto 3,7 mln) meno dispositivi medici in dotazione ai reparti (taglio previsto 15,2 mln), anche quelli per scopi diagnostici come Tac ed ecografi, e meno servizi ospedalieri (taglio previsto 10,4 mln). Per quanto sconcertante è scritto tutto nero su bianco nel Programma Operativo per la sanità 2019/2020 che l’Assessore Nicoletta Verì ha presentato al fine di delineare le linee economiche della gestione del servizio sanitario in Regione Abruzzo” la denuncia arriva dal Vice Presidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari che, carte alla mano, ha delineato quelli che sono gli intenti dell’Assessorato per i prossimi anni e gli scenari che ne conseguiranno”.
“Siamo davanti ad una catastrofe annunciata – spiega Pettinari – dove, ancora una volta, come unica soluzione alla bancarotta si applicano tagli trasversali che ricadranno sulla pelle degli abruzzesi, invece di una seria razionalizzazione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse a disposizione. Il centro destra in campagna elettorale ha propagandato sulla sanità promettendo riaperture degli ospedali, rafforzamento dei reparti, nuove assunzioni; ma oggi, alla conta dei fatti, siamo davanti ad un Piano economico che è lontanissimo da queste promesse e che anzi rappresenta una vera e propria mannaia per il diritto alla salute dei cittadini della nostra regione. Dall’esame dei documenti prodromici all’adozione del Programma Operativo – continua Pettinari – si osserva una tendenza all’esternalizzazione di servizi basilari come quelli relativi alla spesa farmaceutica: si prevede di demandare ad una centrale esterna l’espletamento delle gare per l’acquisto dei farmaci e questo denota – incalza il Consigliere – il più grande fallimento della centrale unica d’acquisto regionale che avrebbe dovuto assolvere a questo compito.
Anche per la complicata gestione burocratica, relativa alle assistenze domiciliari, invece di snellire i processi si preferisce inserire nuove figure professionali come il Care Manager e Case Manager, che avranno ulteriori costi per l’Ente.
Infine sul piano della costruzione e la manutenzione dell’edilizia sanitaria, nonostante siano presenti nella forza lavoro della sanità regionale figure competenti e dedicate a questo settore, si demanda ad un nucleo di professionisti in materia edilizia anche con il coinvolgimento di partner privati nella realizzazione dei progetti.
D’altro canto anche sul fronte interno, invece di snellire e ottimizzare le figure presenti in Azienda, si incrementano con personale non medico e sanitario. Tra tutti spicca l’istituzione di un’Azienda del territorio, che rappresenterà un’ulteriore anello nella catena di comando che avrà ulteriori costi e che allungherà ancora di più i processi di comunicazione e di gestione delle Asl. Ma anche altre figure saranno inserite come il Farmacista di reparto o L’ingegnere di sala operatoria, che dovranno assolvere compiti sulla gestione dei farmaci e dei macchinari in dotazione al personale medico. Figure che a parlare con chi l’ospedale lo vive ogni giorno creeranno più conflitti che soluzioni, oltre ovviamente a costi aggiuntivi.
Anche sul fronte dei rapporti con il privato siamo davanti ad una soluzione, a voler essere buoni, inefficace. Viene drasticamente depotenziata la figura della Regione come Ente che programma la sanità.
Altro dato, sicuramente non secondario, è quello relativo ai ricoveri in mobilità passiva, che appare sempre più oneroso per le amministrazioni regionali ma anche per i cittadini che, per trovare risposta ai propri bisogni di salute, spesso decidono di spostarsi dalla regione in cui risiedono. E per i pazienti che purtroppo sono in fase terminale la Regione non interviene. Sono 72 i posti in Hospice per tutta la Regione e non vi è nessun aumento, nonostante le liste d’attesa e le richieste in tal senso ne confermano l’insufficienza.
In questo scenario le storiche carenze della Asl persistono delineando una piena continuità con la gestione del Governo precedente di centro sinistra. Gli ospedali minori rimangono depotenziati e declassati, i macchinari acquistati e lasciati in abbandono, come nel caso eclatante del Polifunzionale Rx abbandonato in un distretto sanitario; i grandi sprechi come per esempio la Pet Tac o l’elisoccorso di Pescara non vengono interrotti. Le liste d’attesa continuano ad esser lunghissime ed il personale infermieristico, OSS e medico carente, con il collasso dei reparti invasi da barelle nei corridoi e i Pronto soccorso ingolfati. Abbiamo più volte suggerito le soluzioni che i cittadini stanno aspettando da anni, ma l’Assessore del centro destra, esattamente come fece quello del centro sinistra, sembra essere sordo alle nostre richieste ed ha preferito commissionare ad una ditta esterna la redazione di un Programma operativo che non risolve i problemi della nostra regione ma piuttosto li acutizza”.