L’Aquila. Stando a uno studio condotto dal ricercatore Aldo Ronci i risultati dell’andamento della sanita’ abruzzese dal 2014 al 2017, in sintesi, sono i seguenti: i corrispettivi per ticket diminuiscono di 7.565.000 euro (-18,3%); i costi crescono di 135.004.000 (+5,3%), i ricavi aumentano di 66.0001.000 (+2,5%) e la differenza tra costi e ricavi fa registrare una perdita di 69.003.000 euro; la spesa farmaceutica si incrementa di 71.909.000 (+40,1%); l’acquisto di prestazioni di sevizi sanitari aumenta di 41.017.000 (+4,1%); l’acquisto di prestazioni di servizi sanitari da privati aumenta di 35.798.000 (9,1%); i costi del personale subiscono un decremento di 12.680.000 (-1,7%); la mobilita’ passiva interregionale cresce di 10.383.000 (+4,6%). Gli ultimi tre anni registrano una perdita.
I dati quantitativi evidenziano: che i corrispettivi dei ticket sanitari hanno subito una brusca flessione in quanto molti abruzzesi hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie per motivi economici; che la spesa farmaceutica non e’ tenuta sotto controllo tanto e’ vero che, secondo l’AIFA, nel 2017 la spesa farmaceutica convenzionata e’ stata pari al 9,03% del fondo sanitario regionale rispetto al tetto del 7,96% fissato dal Ministero, dato che ha fatto realizzare all’Abruzzo il peggior risultato tra le Regioni Italiane; che le prestazioni di servizi dai privati continuano a crescere in maniera troppo elevata; che si e’ cercato di sopperire a questi incrementi troppo elevati di spesa con una contrazione del costo del personale non attuando il turn over peggiorando in questo modo la quantita’ e la qualita’ dei servizi sanitari; che il livello dei servizi sanitari non sono soddisfacenti tanto e’ vero che la mobilita’ passiva continua a crescere e , secondo DemoskopiKa, nel 2017 l’indice di mobilita’ passiva ha posizionato l’Abruzzo al quart’ultimo posto della graduatoria nazionale; che il costo del management della Sanita’ Abruzzese e’ alto tanto e’ vero che, secondo DemoskopiKa, nel 2017 l’Abruzzo e’ la quarta in classifica tra le regioni che spendono di piu’ per costi della politica, ovvero per mantenere il management delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie e delle strutture sanitarie.
A queste riflessioni si aggiunge – stando sempre alla ricerca di Ronci – che la realizzazione del Piano di riqualificazione del Sistema Sanitario e il Piano di riorganizzazione della rete Ospedaliera ha determinato: il declassamento degli ospedali di Sulmona, Atri e Giulianova da Ospedali DEA di primo livello a Ospedali di base; la chiusura dei punti nascita di Ortona, Penne, Atri e Sulmona; il depotenziamento degli ospedali minori di Tagliacozzo, Pescina, Popoli, Penne, Ortona, Atessa, Gissi e Guardiagrele; la chiusura diffusa su tutta la rete ospedaliera di molti servizi sanitari. Nonostante il ridimensionamento della Rete Ospedaliera appena descritto si deve constatare anche: che le liste d’attesa hanno tempi sempre piu’ lunghi per l’effettuazione delle prestazioni sanitarie; che l’assistenza territoriale non e’ stata portata a termine.
Alla luce di queste considerazioni – dice Ronci – il quadro della Sanita’ Abruzzese ne esce a tinte fosche: si ridimensiona drasticamente la rete ospedaliera, le liste di attesa diventano sempre piu’ lunghe, non si porta a termine l’assistenza territoriale, si incrementano alcune spese senza controllo, se ne aumentano altre che sarebbero dovute diminuire, si riduce il personale, aumenta la mobilita’ passiva in maniera vertiginosa, si continua a chiudere i bilanci in perdita, si riduce la quantita’ e si peggiora la qualita’ dei servizi sanitari soprattutto nelle aree interne. Di fronte a tutto cio’ – conclude il ricercatore – ha poco rilievo il fatto che, dal 2014 al 2016, il punteggio dei LEA attribuito all’Abruzzo e’ migliorato in quanto esso non esprime il livello della qualita’ dei servizi sanitari erogati e la loro capillare diffusione sul territorio.