L’Aquila. “Avevamo facilmente previsto settimane fa che il ritardo sui piani di razionalizzazione avrebbe comportato un peggioramento dei conti, e così è stato. L’attesa del ripianamento dei debiti della sanità sta facendo lievitare il disavanzo: nel 2024 si passa da 185.493.026 milioni di euro a 197.440.395. Nonostante i tagli già attuati e quelli previsti, che metteranno a dura prova servizi e prestazioni per gli abruzzesi, restano comunque da coprire ben 128 milioni di euro. Un quadro che penalizza la Regione stessa, poiché la minore capacità di razionalizzazione dei costi da parte delle Asl si traduce in un onere maggiore, che l’Ente dovrà affrontare a soli tre mesi dalla fine del 2024”, così commenta il capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci, parlando del rientro dal debito della sanità.
“Entrando nel dettaglio dei piani di razionalizzazione delle quattro Asl si comprendono due aspetti molto rilevanti – illustra Paolucci, già assessore alla sanità nella Giunta D’Alfonso. Le Asl de L’Aquila e di Chieti contestano la modalità di trasferimento del fondo e sostengono di essere sottofinanziate, di fatto accusando la programmazione regionale di una sanità a due velocità, dove per le Asl più grandi territorialmente viene meno il principio della sanità di prossimità a causa del sottofinanziamento. Tre Asl su quattro scrivono a chiare lettere che la Rete ospedaliera approvata dal Consiglio Regionale non è finanziata, e che ciò che è previsto in quella rete – tra ospedali di primo livello, di base e di area disagiata – non sarà mai attuato. Un attacco in piena regola alla maggioranza, ma anche un pasticcio: se il Consiglio approvasse questi nuovi piani, sfiducerebbe la stessa programmazione regionale. La Asl di Pescara invece sottolinea come si debba occupare molto di più della mobilità intraregionale, soprattutto dalle Asl di Chieti e L’Aquila, costringendola a rinunciare a una parte della mobilità attiva, con un conseguente peggioramento dei conti. Inoltre, rileva l’aumento dei costi del settore privato a causa delle scelte della Regione. E, dulcis in fundo, anche la Asl di Teramo critica la Regione per il trasferimento del fondo sanitario regionale. È un tutti contro tutti: le Asl contro la programmazione regionale, il Dipartimento, i manager delle Asl e la Giunta regionale, che addirittura prevedono una struttura di missione che palesa la necessità di un commissariamento di fatto. Non è passato, però, il nostro emendamento per commissariare i Direttori Generali in caso di mancata attuazione dei Piani, il che avrebbe almeno garantito una tutela per l’utenza di fronte a una governance inefficace, come dimostra l’entità del debito accumulato in questi anni e tenuto nascosto fino all’ultimo.
Nel frattempo, le misure indicate nei piani si ripercuotono sugli abruzzesi: si prevede la riduzione dei medicinali, l’appropriatezza (ossia i tagli) delle prestazioni richieste dalle unità operative, l’accorpamento dei reparti e persino il blocco del turnover, con l’indicazione alla Regione che l’unica strada per fare cassa è una vera e propria stretta sul personale.
Questo è il fallimento dopo 6 anni di Giunta Marsilio. Come ne uscirà l’Abruzzo? Ma soprattutto, tanti e tali rimpalli di responsabilità creano un caos senza precedenti nella sanità, che però mantiene saldi al comando manager inadempienti secondo la legge, che in caso di disavanzo ne prevede la decadenza automatica. Inoltre, i tempi per l’approvazione del nuovo bilancio stringono. Come affronterà la discussione una maggioranza abituata a governare con leggi mancia e leggi omnibus? Non è accettabile imporre anche questa volta dall’alto una manovra di lacrime e sangue senza aver fatto nulla per evitarlo. In gioco c’è la stabilità della Regione e, soprattutto, il diritto alla salute degli abruzzesi. La sanità abruzzese non ha mai attraversato un momento peggiore di questo.”