Teramo. Dopo il clamoroso stop arrivato a pochi giorni dall’evento in programma dal 7 al 9 settembre, dovuto alle mancate concessioni/autorizzazioni per lo svolgimento dell’attività sportiva in due delle dieci prove speciali previste, il rally d’Abruzzo si farà ma cambia tracciato. È quanto emerso dall’incontro di ieri tra i sindaci di Torricella, Rocca Santa Maria e Valle Castellana, la società “Motorsport Italia” che organizza la corsa e Graziano Ciapanna, membro del consiglio direttivo dell’Ente parco Gran-Sasso Laga. Non c’era il presidente Tommaso Navarra, a cui i primi cittadini Daniele Palumbi, Lino Di Giuseppe e Camillo D’Angelo hanno chiesto un confronto che probabilmente si terrà lunedi. L’incontro è servito ad aprire la strada che sembra tracciata sulla possibilità di tenere la manifestazione messa a rischio dal diniego del Parco all’attraversamento per tre chilometri di un “Sic”, sito d’interesse comunitario sottoposto a vincoli inconciliabili con la corsa automobilistica. Gli organizzatori, con il sostegno dei tre sindaci, sono pronti a modificare il tracciato escludendo la parte ritenuta inaccessibile. La gara si svolgerebbe come da programma dal 7 al 9 settembre su un percorso da concordare con la dirigenza dell’ente di gestione dell’area protetta. E’ possibile che i tre sindaci prendano anche una bella denuncia ma i primi cittadini si dicono disponibile a prenderla per il rilancio del loro territorio.
«Comprendiamo che per l’organizzazione del Rally d’Abruzzo il diniego dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga al percorso ipotizzato rappresenti un problema. Deve però riconoscersi con onestà che il diniego da parte del Parco costituisce un atto dovuto. Il percorso ipotizzato interessava aree di assoluto pregio naturalistico che l’Ente Parco ha il dovere di tutelare, applicando le normative fortunatamente vigenti a livello nazionale ed europeo. Le aree in cui si sarebbe svolto il rally sono in parte ricomprese, oltre che in uno dei parchi nazionali più importanti d’Italia, all’interno di zone di protezione speciale e di siti di interesse comunitario della Rete Natura2000 destinati alla conservazione della biodiversità europea». E’ quanto sostiene in una nota il WWF di Teramo che prosegue: «Il disturbo alla fauna (lupi, caprioli e cervi solo per citare alcune specie presenti) sia per il rumore prolungato della corsa sia per lo scarico delle auto sarebbe stato eccessivo e probabilmente avrebbe spinto la fauna ad abbandonare le valli e i boschi attraversati. Senza considerare che per un turista di un’area naturale protetta non è certo piacevole durante un’escursione vedere sfrecciare macchine come in qualsiasi autostrada o strada di città. La richiesta di un percorso del genere non si sarebbe neanche dovuta ipotizzare, considerato che il Parco è stato creato nel 1991 e che il regime vincolistico vigente dovrebbe essere ben noto a chi vuole organizzare manifestazioni al suo interno. Va peraltro osservato che in questo caso l’Ente Parco sembra aver agito con speditezza. Dall’atto di diniego del Parco risulta che la richiesta per l’autorizzazione risalga al 31 luglio scorso. Già il 10 agosto l’Ente aveva richiesto integrazioni che sono state inviate dall’organizzazione dopo tre giorni. Il 17 agosto è stata fatta la valutazione di incidenza ambientale che, com’era prevedibile, è risultata negativa e il 20 agosto c’è stato il provvedimento finale. Probabilmente se l’organizzazione si fosse confrontata con il Parco sulle tappe prima di definirle, si sarebbe potuto individuare un percorso alternativo capace di coniugare le esigenze sportive con quelle della conservazione che all’interno di un parco devono essere sempre al primo posto. Visto che l’organizzazione, prevedendo anche una prova destinata alle sole auto elettriche, ha dimostrato un certo interesse alla tutela dell’ambiente, sarebbe opportuno cogliere questa occasione per ipotizzare una iniziativa veramente a basso o nullo impatto ambientale, individuando un percorso lontano delle aree di pregio naturalistico e accompagnandovi una serie di iniziative parallele destinate a far conoscere questi luoghi attraverso forme di turismo veramente sostenibile come deve essere all’interno delle aree naturali protette. E su quest’ultimo punto, una considerazione finale. Leggiamo di critiche mosse al Parco perché avrebbe bloccato una delle poche iniziative di promozione turistica in un territorio che dal terremoto non riesce più ad attrarre i visitatori come meriterebbe. Qualsiasi iniziativa tesa a dare vitalità a questi luoghi è importante, ma si deve anche iniziare a fare una programmazione di più ampio respiro che tenga conto della vocazione di questi luoghi che non può che essere quella della valorizzazione del territorio attraverso la sua attenta conservazione. Eventi unici, concentrati in poche ore o al massimo in uno o due giorni, concerti con amplificazioni, dj-set improvvisati o feste paesane in luoghi incontaminati lontani dai paesi ormai spopolati non faranno mai riprendere questo territorio perché non fanno altro che replicare, male, quanto è già presente in tantissimi altri posti senza valorizzare l’unicità del contesto. Si deve al contrario puntare sulle particolarità di queste aree, offrendo ai turisti iniziative semplici, immerse nella natura con possibilità di vivere esperienze ed emozioni diverse da quelle che si possono provare in una qualsiasi città», conclude la nota del WWF.