
Il risultato fu scioccante, emerse che il cemento armato era di qualità scadente e dunque poco sicuro. L’ex manager, non contento, chiese l’intervento della Procura della Repubblica che mise in essere nuovi, ulteriori accertamenti che diedero ulteriore conferma del fatto che le criticità emerse erano dovute ad un utilizzo di materiali scadenti. Pare che nel calcestruzzo ci fosse prevalenza di sabbia e per questo il Policlinico non risponde ai requisiti sismici e dunque non è in grado di assicurare la stabilità e la sicurezza strutturale e funzionale. Secondo il perito, ci vorrebbero almeno 37 milioni di euro per mettere in sicurezza almeno i due edifici che presentano i problemi maggiori. La Regione pensa alla costruzione di un nuovo edificio già al centro di numerose controversie politiche spendendo almeno 13 milioni di euro. Il manager, intanto, svuota i reparti più a rischio, sposta letti e laboratori. A margine c’è poi il dato surreale di una vicenda penale che comunque non ha inchiodato i responsabili grazie alla prescrizione. A questo punto la domanda sorge spontanea, quanto calcestruzzo impoverito c’è negli edifici? Quanti costruttori senza scrupoli hanno giocato così duramente sulla nostra pelle, negli appalti pubblici o nelle costruzioni private?