L’Aquila. È tornata la primavera e con essa rondini (Hirundo rustica), balestrucci (Delichon urbicum), rondoni (Apus apus) e le altre specie analoghe sono tornati ad allietare città e campagne in tutta Italia. Nel nostro Paese si stima che siano presenti tra i 3 e i 6 milioni di adulti nidificanti tra Hirundinidi (rondini e balestrucci) e Apodidi (rondoni). Un numero di individui decisamente importante ma in calo negli ultimi anni a causa soprattutto dell’uso di pesticidi nell’agricoltura intensiva, della diminuzione dei siti adatti alla nidificazione e alla distruzione volontaria dei nidi.
Rondini, balestrucci e rondoni, oltre che preziosi per la biodiversità, sono fondamentali anche per la salute umana: queste specie si cibano esclusivamente in volo di insetti, prevalentemente mosche e zanzare, e ne predano quantità impressionanti: fino a circa 6000 insetti al giorno per coppia nella stagione riproduttiva. In questo modo si contrastano le malattie veicolate da zanzare e mosche e il fastidio che questi insetti possono indubbiamente arrecare agli esseri umani e agli animali domestici. Un risultato che si ottiene per giunta bin maniera assolutamente naturale, e con una efficacia decisamente superiore alle cosiddette disinfestazioni che in estate molte amministrazioni continuano a organizzare spendendo inutilmente denaro pubblico e irrorando le città con insetticidi di sintesi.
Si diceva del declino delle popolazioni “italiane” causato anche dalla distruzione dei nidi. Una pratica cui a volte si fa ricorso (con interventi perché ditte che operassero in tal senso sarebbero denunciabili e sanzionabili) per evitare che gli uccelli “sporchino” davanzali e balconi. Ben poca cosa rispetto al prezioso aiuto che ci danno e a fronte di un inconveniente per il quale esistono altre soluzioni (si può ad esempio inserire un supporto sotto i nidi). In ogni caso distruggere i nidi è esplicitamente vietato: tra le altre norme, europee e nazionali (e spesso anche comunali), di tutela delle rondini e delle altre specie analoghe citiamo la Direttiva 409/79 CEE, recepita in Italia dalla Legge n. 157/92, che all’articolo 5 comma b stabilisce esplicitamente il divieto «di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi».
Meglio pazientare, insomma, tenendo conto della enorme utilità di questi uccelli.