Calascio. “Mi sono dovuto sedere, lo confesso. Quando ho avuto la notizia per poco…”.
Non sta nella pelle Paolo Baldi, sindaco di Calascio da ottobre scorso, ma ‘sindaco’ della Rocca dal 1993, primo residente del borgo ai piedi del castello dopo decenni di abbandono.
Fu un pioniere, l’addio alla città una scelta di vita, difficile lassù in quegli anni. Oggi che Rocca Calascio è conosciuta in mezzo mondo d’inverno i residenti non superano comunque le 60 unità, figuriamoci allora.
Ora però è in arrivo la ‘rivoluzione a Rocca Calascio: “Questo bando vinto significa che ora questo luogo diventerà sempre di più non solo un simbolo per il turismo in montagna, ma per l’intero turismo italiano. Già ora facciamo numeri importanti, un domani torneremo ad essere un centro vitale per tutta la zona”.
I 20 mln di euro del Pnrr andranno a far rinascere un luogo con un fascino incredibile: è previsto il restauro archeologico del castello, con piani di ricerca e studio, valorizzazione e conservazione, tutte le opere collaterali, un centro museale nel borgo sottostante di Calascio, che ha a sua volta, grazie alla ricchezza accumulata negli anni d’oro della pastorizia tra il 500 e il 600, palazzi storici notevoli e chiese di qualità. La candidatura è a diventare di nuovo una piccola capitale della montagna.
“Qui realizzeremo un albergo diffuso – spiega il sindaco – ma tutta la nostra strategia va nella direzione del recupero della cultura agro pastorale. Nel progetto ci sono fondi per l’impulso al settore zootecnico e pastorale, negli anni d’oro in Abruzzo c’erano 3 mln di pecore, una scuola per i mestieri della montagna, il recupero di una zona artigianale dove metteremo start up per attivare aziende di giovani, alloggi ecc.”.
E cosa sia il recupero di un borgo di montagna Baldi lo sa sulla sua pelle. Quando arrivò alla Rocca nel 1993 restaurò per intero lo stabile dove poi aprì un ristorante che dette via negli anni alla rinascita di altri alloggi fino ad allora in rovina.
Turismo, cinema, gastronomia, il tutto da lassù, dal castello più alto degli Appenini, gioiello unico degli Appennini.