Atessa. Otto cuccioli di cane di 40 giorni abbandonati in uno scatolone sul ciglio della strada sono stati trovati ieri da alcuni ragazzi che passeggiavano su una strada del Comune di Atessa. I giovani hanno avvertito l’associazione locale Cani Sciolti Odv, che collabora con il Comune, li ha recuperati, in accordo con gli enti preposti, e messi temporaneamente al sicuro. Si cercano i responsabili dell’abbandono e aiuto per i cuccioli.
“Gli interventi di sterilizzazione obbligatoria e facoltativa, a questo punto, dei cani padronali, dovrebbero rientrare di default nelle previsioni di bilancio di tutte le amministrazioni comunali abruzzesi. Non è più possibile, con tutte le difficoltà che viviamo, aggravare anche la situazione del randagismo, ignorandola. Le strutture si riempiono, i fondi da destinare ad esse crescono o sono stabili, gli animali soffrono, i volontari sono pochi, e i Comuni sono senza soldi e senza piani o progetti di intervento per soluzioni a breve e a lungo termine. I cittadini abruzzesi devono essere consapevoli di spendere oltre 2 milioni di euro all’anno per mantenere i cani delle persone che abbandonano, fanno cucciolate, maltrattano e accumulano gli animali, senza criterio, senza senso civile, senza morale alcuna. E soprattutto ignorando qualsiasi disposizione dettata dalle leggi sul benessere animale. Queste persone sono a volte i nostri vicini di casa, i nostri zii i nostri nonni”. Così, in una nota, il Coordinamento associazioni volontari abruzzesi animali e ambiente – L’Aquila Abruzzo Italy.
Un problema fondamentale, infatti, è determinato dallo scarso controllo e monitoraggio degli animali sul territorio, come per quelli selvatici, questo avviene anche per quelli d’affezione. Basti pensare che molti comandi di polizia municipale non hanno i lettori microchip, oppure non hanno personale sufficiente, o sufficientemente preparato, al punto da non poter intervenire alle segnalazioni. “Le adozioni che i volontari e volontarie del Coordinamento, e non, effettuano ogni anno sono migliaia ma consentono solo ad una minuscola parte dei randagi abruzzesi di uscire dai canili o lasciare la strada e trovare una nuova vita. Va da sé che, come Regione, stiamo utilizzando un cucchiaino per vuotare un oceano. Noi volontari”, ha aggiunto, “pensiamo che si debba dapprima concentrarsi sulla chiusura dei rubinetti del randagismo, ci impegniamo a coinvolgere i nostri rappresentanti Regionali, attraverso la presentazione di migliorie e modifiche alle normative attuali, e ci stiamo impegnando con i Comuni a raggiungere un rapporto di collaborazione proattiva, dato che fino ad ora l’unico modo in cui i Comuni abruzzesi hanno pensato di risolvere il randagismo fosse affidarsi ai canili definitivi”.