Santo Stefano di Sessanio. È crollata quasi completamente sotto i colpi del sisma aquilano del 6 aprile 2009. Ma il suo simbolo, in pieno cuore del Parco nazionale del Gran Sasso, ha resistito alle macerie e, oggi, dopo otto anni, è pronta a risorgere. A Santo Stefano di Sessanio, la Torre Medicea, che si erge nel punto più alto di questo suggestivo borgo dal panorama mozzafiato, noto per l’albergo diffuso ma anche per i suoi prodotti tipici come le lenticchie che crescono oltre i mille metri di altitudine, rinascerà grazie a un’operazione congiunta tra istituzioni nell’ ambito dei piani di ricostruzione dei comuni del cratere. La sfida è riaverla nel suo completo splendore già tra poco più di un anno. I lavori sono partiti ufficialmente con la posa della prima pietra avvenuta con una cerimonia ufficiale e con la benedizione del Vescovo di SulmonaValva, Angelo Spina. Da otto anni quello che si vede della Torre è una parte della base in pietra e, poi, un’impalcatura che sale su, in alto, come a costruire lo scheletro di quello che era la Torre e restituendo le dimensioni e lo skyline. “Un segno di speranza, una rinascita, per permettere al borgo e al territorio ha detto il giovane sindaco di 32 anni, Fabio Santavicca di riappropriarsi del simbolo della sua Torre che vogliamo continui ad affascinare con la sua semplicità”. Alla comunità arrivano anche gli auguri del Capo dello Stato, Sergio Mattarella riferiti da Gianni Letta: “Mattarella mi ha detto di portare il suo saluto, augurio e affetto per le popolazioni dell’Abruzzo”, ha detto il già sottosegretario alla Presidenza sottolineando la ricostruzione della Torre come “emblema di rinascita”.
Otto anni, ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, “ma oggi possiamo dire che facciamo in tempo. Era ed è un simbolo che merita di essere ricostruito”. Per il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, si tratta di una “realizzazione che rappresenta un faro nel tempo”. Per ricostruire la Torre Medicea di Santo Stefano di Sessanio nella sua forma finale del 1500, è previsto quasi un milione di euro e verrà riutilizzata la gran parte delle pietre recuperate dopo il crollo e tutte conservate e catalogate. La Torre è a pianta circolare con un diametro interno di 3,89 metri. Il suo sviluppo verticale prima del sisma raggiungeva i 20 metri ed era accessibile al pubblico fino alla sommità da dove si poteva ammirare tutto il paesaggio a 360 gradi. “Una rappresentazione positiva di governance ha detto il coordinatore della struttura di missione per i territori colpiti dal sisma 2009, Giampiero Marchesi dove il modello è come un motore che funziona giorno per giorno”. E, in particolare sulla ricostruzione abruzzese, guardando anche all’attuale situazione nel centro Italia, Legnini ha sottolineato che ciò che si sta facendo in Abruzzo “potrà costituire un modello”. La “fase è difficile” ma “la solidità del lavoro che partì il 6 aprile 2009, all’Aquila e nei comuni del cratere, rappresenta un punto di riferimento molto positivo nel nostro Paese”. Istituito da tre anni, l’Ufficio speciale ricostruzione dei comuni del cratere (Usrc), diretto da Paolo Esposito, competente anche su Santo Stefano, si occupa di 156 comuni del cratere e ha erogato circa 500 milioni di euro.