Roseto. “La decisione del Consiglio regionale suscita più di una perplessità di ordine giuridico. Ci limitiamo a segnalarne sei tra quelle principali”. Lo afferma un comitato di giuristi a proposito della Riserva naturale del Borsacchio di Roseto degli Abruzzi, che passa da circa mille a 24 ettari per effetto di un emendamento alla legge di bilancio approvato dal Consiglio regionale.
I giuristi, “nell’invitare il decisore regionale a riconsiderare la problematica e auspicabilmente e a valutare percorsi alternativi e legittimi”, parlano di un “pericoloso precedente” e auspicano che si avvii “una iniziativa di riflessione e discussione scientifica”. Il documento è sottoscritto da Giampiero di Plinio, rettore Università Telematica Leonardo da Vinci, Gianluca Bellomo (Università G. d’Annunzio, Chieti-Pescara), Luisa Cassetti (Università di Perugia), Marta Ferrara (Università di Teramo), Mario Fiorillo (Università di Teramo), Alessia Fonzi (Università dell’Aquila), Alberto Lucarelli (Università Federico II di Napoli), Fabrizio Politi (Università dell’Aquila), Romano Orrù (Università di Teramo), Marcello Salerno (Università A. Moro di Bari) e Giuliano Vosa (Università di Catania). La prima criticità, secondo i giuristi, riguarda “le modalità e le tempistiche quanto meno discutibili adottate dalla maggioranza consiliare”, che appaiono “prive delle garanzie minime di trasparenza e democraticità”. Poi “la decisione del Consiglio di limitare l’estensione della riserva costituisce un atto unilaterale, che la Regione ha assunto in carenza di un preventivo confronto con gli enti locali”, modus operandi che “appare illegittimo”. La terza criticità riguarda “l’inserimento di una norma dai ‘potenti’ effetti naturalistici all’interno della legge di stabilità, che ha invece natura finanziaria”.
“Al tempo della semplificazione normativa e dello snellimento dei processi amministrativi – si legge nel quarto punto – il Consiglio regionale con un solo emendamento notturno vanifica 18 anni di sforzi, anche economici, necessari alla redazione del Piano di assetto naturalistico (Pan) della riserva, che a gennaio 2024 sarebbe giunto ad approvazione e che è, a oggi, evidentemente inutilizzabile”. Secondo i giuristi, inoltre, “la riperimetrazione dell’area del Borsacchio, comprimendo la vocazione naturalistica di una parte del territorio abruzzese, è costituzionalmente illegittima, in quanto contrasta in modo evidente con gli obblighi di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni, che la nostra Costituzione impone a tutte le articolazioni della Repubblica, comprese quelle di livello regionale”.
Citando il diritto europeo e la proposta di regolamento Nature Restoration Law sul ripristino degli ecosistemi in corso di adozione, il comitato sottolinea che “il legislatore regionale sembra andare in direzione opposta rispetto alle indicazioni di potenziamento e ripristino degli ecosistemi”. Secondo gli esperti è necessario, partendo dal caso di specie, indagare e delineare “i principi di diritto interno e sovranazionale, che legittimano in senso procedurale e sostanziale ogni intervento sul sistema delle aree naturali protette, come azione scientificamente fondata di tutela il più possibile integrale dei frammenti di patrimonio naturale che ancora resistono all’intervento umano, tenendo anche conto che se Borsacchio è una piccolissima riserva, è ragionevole la preoccupazione che possa diventare un pericoloso precedente”.