Pescara. Qualcosa si muove nel serrato contenzioso sul risarcimento danni tra Strada dei Parchi Spa, la ex concessionaria delle autostrade laziali ed abruzzesi A24 e A25, e il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti.
Il Tribunale di Roma ha rinviato al 18 luglio prossimo l’ udienza relativa alla diffida che Strada dei Parchi Spa ha inviato nei giorni scorsi al Mit guidato dal vice premier Matteo Salvini, al premier Giorgia Meloni e ai vertici burocratici, per chiedere, in base alla norma, una provvisionale sul risarcimento miliardario dovuto all’ex gestore in seguito alla revoca anticipata in danno della concessione in scadenza nel 2030, decisa dal Consiglio dei Ministri dell’ex premier Mario Draghi il 7 luglio dello scorso anno, affidata ad Anas.
Ma nel corso dell’udienza nella quale le parti si sono viste dopo il termine del 7 luglio scorso, quando secondo la legge, il Mit avrebbe dovuto corrispondere l’indennizzo, l’Avvocatura dello Stato ha comunicato che il Gabinetto del dicastero ha adottato in data odierna “un decreto interministeriale, di cui all’articolo 7 bis, comma 1, della legge 16 giugno 2022 n. 68 convertita con modifiche dalla legge 5 agosto 2022 n.108; lo stesso è stato altresì trasmesso alla competente direzione per l’invio agli organi di controllo al fine di acquisire il prescritto visto”.
Naturalmente, non si conosce l’ entità della determinazione del Mit e dei Ministeri collegati: la portata del risarcimento su cui poggia il futuro di Sdp e del gruppo Toto, circa 1.100 dipendenti, sarà svelata il 18 luglio.
Conseguentemente, il voto dei creditori relativo al concordato al 100% chiesto agli stessi giudici del Tribunale di Roma dalla Spa del gruppo industriale abruzzese Toto, prevista per il 13 luglio è stata rinviata a data da destinarsi.
Infatti, il concordato a cui è dovuta ricorrere Sdp per le difficoltà economiche e finanziarie in seguito alla revoca in danno della concessione, impugnata da Sdp, si basa sull’indennizzo, secondo stime tra 2,1 miliardi di euro e 2,4, previsto dalla legge per la cessazione anticipata, nel 2022, del contratto in scadenza nel 2030.
In questo quadro si attende anche il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità del decreto legge del Cdm a guida Draghi, a cui ha mandato gli atti il Tar del Lazio dopo l’ udienza di merito.