Editoriale – Terra conosciuta come forte e gentile, l’Abruzzo nel corso degli ultimi anni è stato letteralmente deteriorato da emergenze, tante, troppe e tutte drammatiche. Ai decorsi lunghi e tragici di ripetute tragedie si aggiunge questa emergenza nazionale e mondiale. Probabilmente dopo tutte queste negatività, la speranza è poter guardare al meglio, ma non si può vivere di sola speranza.
Alla luce dei lutti, degli strazi e di un tessuto sociale gravato e ferito ancora nel cuore, occorre sicuramente ripensare l’Abruzzo tenendo conto delle sue diversità, delle sue peculiarità. L’emergenza Covid rischia di mettere in ginocchio le risorse produttive delle zone costiere, e le zone interne non sono da meno esenti da problematiche di varia tipologia.
Ebbene questa emergenza ha posto l’Abruzzo su un unico piano, senza le solite differenziazioni campanilistiche che per anni hanno imperversato sui tavoli della politica. Forse ripensare l’Abruzzo significa anche ripensare una sanità diversa non gretta e raffazzonata, con cupa e con la fronte corrucciata come è nel caso della Marsica gravata sempre di più dalle spoliazioni e dai tagli di questo e di quello.
Le emergenze della terra forte e gentile ci hanno fatto capire che le cose, purtroppo, possono accadere. E nemmeno per evitare incidenti possiamo privarci del prendere l’auto, ma possiamo prevenire con la sicurezza, con gli accorgimenti. Ecco nel ripensare l’Abruzzo si torni a ragionare sui plessi ospedalieri minori, spazzati via da finanziarie ed intendimenti vari, e che oggi più che mai avrebbero potuto costituire un punto di riferimento una boccata di ossigeno.
Durante l’emergenza non è il tempo delle polemiche, i conti però sono scritti, e ci sarà anche un tempo per fare bilanci e per mettersi ad individuare le forti criticità attuando le proposte di soluzione. Perchè la terra continui ad essere forte e gentile come è giusto che sia.