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Rincari bollette e nuovi metanodotti: insorgono i comitati cittadini

Sandro Gentile di Sandro Gentile
10 Febbraio 2022
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Sulmona. In una nota, i Comitati cittadini per l’ambiente e il Coordinamento No Hub del Gas si sono espressi così sul rincaro delle bollette del gas e dell’elettricità e sulla costruzione di nuove infrastrutture metanifere: “Il governo continua a stanziare ingenti risorse per contenere l’abnorme aumento delle bollette di gas e luce. Ma si tratta di provvedimenti tampone, essenzialmente  a debito, i cui costi vengono caricati sulle spalle delle nuove generazioni. Si è deciso, peraltro, di colpire i maggiori profitti delle fonti energetiche rinnovabili, mentre incredibilmente si lasciano intatti quelli delle grandi società del settore  fossile (almeno 4 miliardi)!

Per far fronte a questa situazione, che pesa enormemente su famiglie e imprese, occorrerebbe invece costituire un apposito fondo alimentato dai sussidi statali alle fonti fossili ( 19 miliardi l’anno), dagli extra utili delle società del fossile ( gas, petrolio, carbone), nonché dai finanziamenti pubblici del Capacity market. Il Capacity market è un meccanismo di mercato in base al quale vengono finanziati dallo Stato nuovi e vecchi impianti destinati a produrre energia per il “bilanciamento” della rete elettrica, essendo le energie solare ed eolica per loro natura variabili. Tra i 48 progetti presentati per nuove centrali turbogas c’è anche quello che la società Metaenergia sta realizzando  nel nucleo industriale di Sulmona (con una potenza di 99,2 Mwt, pari a quella della centrale Snam). Siamo decisamente contrari a questo nuovo impianto, perché rappresenta una ulteriore pericolosa fonte di inquinamento per la Valle Peligna ma anche perché è  un’opera inutile.  Infatti, per assicurare la funzione del “bilanciamento” già esiste la soluzione del pompaggio idroelettrico, per il quale il nostro Paese ha una capacità inutilizzata di quasi 6 Gw.

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Il nodo strutturale da sciogliere, se si vuole combattere davvero il caro bollette, è quello della eccessiva dipendenza del nostro sistema economico dal gas. Solo riducendo fortemente questa dipendenza e incrementando in maniera significativa le fonti rinnovabili il nostro Paese potrà conquistare una sostanziale indipendenza energetica e di conseguenza ridurre nettamente le bollette di gas e luce. Infatti, per quanto riguarda la bolletta del gas, il costo della materia prima, cioè del metano, incide per il 60,5%, mentre per la bolletta elettrica l’incidenza del gas è del 45%.L’Italia importa il 95% del gas che consuma (76,2 miliardi di metri cubi nel 2021), e di questo il 40% proviene dalla Russia, al centro, insieme all’Ucraina, di una grave crisi internazionale, nella quale proprio il gas gioca un ruolo di primo piano.

L’Italia è, in Europa, il Paese che ha la più ampia diversificazione delle fonti di ingresso del gas (6 metanodotti e 3 rigassificatori). Ciò nonostante, è tra quelli che hanno subito i maggiori rincari: rispetto allo scorso anno, abbiamo avuto la quadruplicazione dei prezzi del gas e la triplicazione di quelli dell’elettricità. Anche tenendo conto degli interventi del governo, per il primo trimestre del 2022 l’aumento sarà del 55% per la bolletta elettrica e del 42% per quella del gas. Questo perché i prezzi si formano negli hub europei e risentono del mercato globale del gas, fortemente condizionato dalle situazioni geopolitiche internazionali.

Abbiamo un Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) del tutto superato, che prevede una riduzione delle emissioni climalteranti del 37% alla fine di questo decennio, mentre il Green Deal europeo stabilisce una riduzione del 55% e una copertura da rinnovabili del 72% per la parte elettrica. Le grandi società italiane del settore energetico, sostenute dal governo, continuano a spingere sull’utilizzo delle fonti fossili e nello stesso tempo portano avanti, senza vergogna, fuorvianti campagne di greenwashing (vedi la propaganda Eni al festival di Sanremo).

Tutto questo mentre la produzione di elettricità verde è del 37%, quando invece dovremmo moltiplicare di almeno sette volte la potenza verde installata annualmente. Mentre nel mondo si sta sviluppando la trasformazione della mobilità verso la trazione elettrica, l’Italia non ha ancora  una strategia per la transizione  del settore automotive, la cui crisi comincia ad avvertirsi pesantemente, come testimonia (dopo i casi della Gkn e della Bosch) l’annunciata riduzione dell’occupazione anche alla Marelli, che per ora sembra non toccare lo stabilimento di Sulmona.

Il governo Draghi e il ministro Cingolani, a livello europeo, sostengono l’insensata tesi che gas e nucleare sono fonti “verdi” e insistono nel realizzare nuove infrastrutture metanifere inutili e dannose come la “Linea Adriatica” e la centrale di compressione Snam di Sulmona.

Capiranno mai che lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi sono la strada maestra per tagliare drasticamente le bollette energetiche e salvaguardare il clima del pianeta?”

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