Farindola. E’ questa la verità che piano piano sta emergendo dalla centinaia di documenti e testimonianze raccolte dalla Procura di Pescara che da oltre due mesi indaga sulla tragedia. A breve gli inquirenti procederanno con le iscrizioni formali nel registro degli indagati.
Ma come riporta Tiscali c’è già una verità che tira in ballo quasi tutti gli organi della macchina istituzionale: dal Comune di Farindola alla Provincia di Pescara, passando per la Regione Abruzzo e la Prefettura.
Le turbine per pulire le strade non ci sono, sebbene previste dal “Piano Neve” della Provincia di Pescara e della Regione Abruzzo. La non emerge nei comunicati stampa diffusi a buon mercato, ma nelle telefonate concitate di consiglieri regionali, che facevano a gara a chi si raccomandava prima per spostare una turbina da nord a sud della regione, fino al paradosso. Il giorno del disastro, infatti, c’era ben 4 turbine in azione ad Atri e nessuna a Farindola sia prima che dopo il disastro. Con due morti per assideramento a Crognaleto, disperatamente in attesa di soccorso e un altro in provincia dell’Aquila. Abbandonati al loro destino, come i fantasmi dell’hotel Rigopiano. Nonostante le telefonate disperate di soccorso prevenute al responsabile del Centro operativo regionale.
Sul ruolo e le responsabilità della Prefettura la Procura di Pescara ricevuto il dossier della squadra mobile vuole approfondire. Capire quali erano le sue reali prerogative. Non hanno alcun valore penale le telefonate raccolte dal centralino del 118 a tragedia avvenuta. Da valutare invece il ruolo svolto complessivamente nei soccorsi.
Finirà sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti anche il comportamento tenuto dalla società albergatrice che davanti all’allerta meteo e valanghe, consapevole delle volte precedenti in cui è rimasto bloccato per giorni, ha comunque tenuto aperto l’hotel e continuato ad accogliere clienti, invogliandoli finanche con lo sconto.
Sarà poi una perizia tecnica commissionata dalla Procura di Pescara a chiarire i dubbi sul nesso causale tra le quattro scosse di terremoto avvenute poche ore prima la tragedia e la valanga. Secondo gli inquirenti i due eventi sono indipendenti e non c’è collegamento. I terremoti non si possono certo prevedere, le valanghe sì e la previsione c’era ed era stata comunicata a tutti gli enti che invece l’hanno ignorata. Mettendo insieme tutti i pezzi appare chiaro che un responsabile preciso destinato a finire sotto accusa già c’è: lo Stato, ma non da solo.