Farindola. Dalle prime ore della mattinata il collegio di periti tra cui quelli nominati
dal Gup del tribunale di Pescara si è ritrovato a Rigopiano nell’ambito del processo per la tragedia in cui
morirono 29 persone: un sopralluogo in contraddittorio che dovrà portare a far chiarezza sulle vere cause del
disastro avvenuto il 18 gennaio 2017 quando una valanga travolse l’hotel resort situato nel Comune di Farindola.
A Rigopiano era presente insieme ad altri familiari delle vittime anche Giampaolo Matrone,
pasticciere di Monterotondo, superstite e simbolo del disastro perché venne estratto miracolosamente
vivo dopo 62 ore sotto le macerie. La prossima udienza, ancora non fissata, dovrebbe svolgersi a fine maggio
proprio per permettere ai periti, fra cui quello del Politecnico di Milano, di presentare i risultati degli
accertamenti effettuati. Dei 30 imputati sono 29 quelli che hanno scelto il rito abbreviato: rappresentanti della
Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola, alcuni
rappresentanti dell’albergo distrutto e 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al
procedimento madre.
Il rito abbreviato sarà discusso davanti al gup Gianluca Sarandrea: prima, pero’, dovrà
essere depositata la consulenza sulle perizie dell’accusa e del collegio difensivo. Il giudice aveva nominato nei
mesi scorsi un collegio di periti per dirimere la questione riguardante l’origine della valanga del 18 gennaio,
perchè gli accertamenti peritali prodotti dall’accusa e dalle difese sono tra loro contrastanti. La perizia
dell’accusa punta, tra l’altro, sulla mancata realizzazione della carta valanghe, sullo sgombero delle strade di
accesso al resort in quota e sul presunto tardivo allestimento del centro coordinamento soccorsi; quella delle
difese verte sulla fatalità, sul carattere imprevedibile del sisma che ha preceduto la valanga.