Pescara. Si è conclusa poco fa, dopo la riunione dei due procedimenti, l’udienza preliminare in corso nel tribunale di Pescara sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola e sul presunto depistaggio dell’inchiesta.
In chiusura di udienza l’avvocato Romolo Reboa, che assiste alcuni familiari delle vittime, ha chiesto la nullità degli atti processuali, sostenendo che l’organizzazione messa in atto dal tribunale per garantire il distanziamento sociale, con un’aula principale collegata attraverso un sistema audio e video ad altre quattro periferiche, senza la possibilità di interloquire direttamente ma dovendosi spostare fisicamente nell’aula principale, avrebbe “violato il diritto di difesa, dando vita ad un vero processo in un’aula e a processi di serie b nelle altre”.
Il gup Gianluca Sarandrea, dopo che i pm Andrea Papalia e Anna Benigni si sono opposti alla richiesta, ha rigettato, ritenendo che “la possibilità di esercitare il diritto di difesa, nonostante i disagi legati all’emergenza Covid, sia stato pienamente garantito”.
Nel corso dell’udienza è stata inoltre affrontata la questione delle istanze di sequestro conservativo dei beni a carico degli imputati, avanzate dalle parti civili, in merito alle quali il giudice si è riservato di decidere in occasione della prossima udienza, che è stata fissata per il 2 ottobre prossimo.